La luce solare diventa 'motore'
della chimica verde e low-cost: questo grazie a un nuovo
materiale che sfrutta la luce per attivare reazioni chimiche con
cui si generano molecole ad alto valore industriale (utili per
esempio a migliorare le prestazioni dei dispositivi a cristalli
liquidi come gli schermi di pc, tv e smartphone) evitando
l'utilizzo di metalli tossici e costosi. Il risultato,
pubblicato sulla rivista Science Advances, è frutto di una
ricerca internazionale guidata dall'Università di Trieste.
Lo studio è stato condotto in collaborazione con l'Università
di Manchester, il Consiglio nazionale delle Ricerche (con
l'Istituto di Chimica dei Composti Organometallici, Iccom-Cnr, e
l'Istituto dei Materiali per l'Elettronica ed il Magnetismo,
Imem-Cnr) e il Centro per la Ricerca Cooperativa nei
Biomateriali di San Sebastian in Spagna.
Il nuovo materiale, prodotto a base di nitruro di carbonio,
attiva le reazioni chimiche a temperatura ambiente e senza
l'utilizzo di catalizzatori metallici: lo può fare sfruttando
una specifica radiazione proveniente da un led blu oppure usando
la radiazione solare. Inoltre si è dimostrato stabile nel tempo,
ancora attivo al termine dell'esperimento e quindi riciclabile,
caratteristica fondamentale per un futuro utilizzo in industria.
"La combinazione di energia solare e di elementi semplici come
carbonio, azoto e ossigeno, rende un processo industriale poco
impattante sull'ambiente e ne abbatte i costi", spiega Paolo
Fornasiero, professore ordinario di chimica generale e
inorganica dell'Università di Trieste. "Le tecniche di
fotocatalisi sono una risposta moderna e adeguata all'esigenza
sempre più pressante di rendere l'industria chimica più
sostenibile".
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