"Il fenomeno che è
stato sollevato è la punta dell'iceberg di un cancro che sta
divorando la pastorizia e l'agricoltura in generale: se non si
pone riparo soprattutto all'impianto della norma che consente
questa forma di speculazione legalizzata presto non ci saranno
più aziende zootecniche sane che producono e non aziende che
coltivano solo contributi". A sostenerlo è il fondatore della
cooperativa Asca, Nunzio Marcelli, pastore abruzzese che da 40
anni conduce un'azienda agricola con i suoi famigliari ad
Anversa degli Abruzzi; è anche l'ideatore, insieme al compianto
Gregorio Rotolo, dell'iniziativa 'Adotta una pecora' partita nel
2007 per sostenere la pastorizia e avere sempre a disposizione
prodotti a filiera corta.
"Il ministero dell'Agricoltura - spiega all'ANSA Marcelli -
in questo ventennio, in tutte le forme governative, destra o
sinistra, non ha fatto alcunchè perchè la norma potesse avere
altri effetti. Di fatto la norma crea rendite e soprattutto ha
favorito le aziende speculative e non quelle produttive. Le
aziende che si sono concentrate nel commercio di questi titoli
('Pac', ndr) poco hanno a cuore le sorti produttive perchè loro
hanno bisogno solo di avere degli animali figurativi, quando
rispettano le norme. Non hanno alcun interesse a trarne la
filiera produttiva perchè così come sono le condizioni e i
rapporti di scambio della zootecnia, oggi si lavora sotto costo.
Per alcune aziende che hanno scelto di mantenere una struttura
produttiva di filiera i titoli 'Pac' rappresentano una
compensazione".
"Dal momento che non c'è alcuna imposizione per la produzione
- conclude - ovviamente c'è chi sceglie di incassare solo il
titolo senza avviare l'attività produttiva: ad esempio ci sono
delle greggi cui non viene mai messo il montone perchè tenere
gli agnelli e dover pagare il personale ha un costo decisamente
superiore alla vendita degli agnelli o del latte".
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