"Il rischio è lo spacchettamento
delle filiali, lo spopolamento delle filiali nei piccoli centri,
l'occupazione e il credito che avrà forti problemi: ecco perchè
vediamo con favore la creazione di un tavolo continuativo nel
tempo per monitorare tutto ciò che accade in Popolare di Bari''.
E' quanto dice all'ANSA Francesco Trivelli della Fisac, il
maggior sindacato del settore in Abruzzo.
Trivelli è reduce dall'incontro con l'assessore Febbo e
lancia il suo allarme: "Noi siamo molto preoccupati per il
territorio abruzzese: non ci nascondiamo che l'eventuale
trasformazione di Pop. Bari in una banca di investimenti
inevitabilmente avrà una ricaduta sull'Abruzzo, dove ci sono 800
dipendenti, che rappresentano il 25% del personale attuale
dell'istituto,, sui 2.800 complessivi. Noi siamo preoccupati per
questo secondo 'choc' bancario dopo le vicende Tercas e Caripe,
a distanza di pochi anni da quei commissariamenti o vendite:
l'Abruzzo è senza banche. Il rischio è l'ipotesi di vendita di
filiali - e capire chi le compra - tenendo presente che oggi
Pop. Bari in Abruzzo raccoglie 3,5 mld di euro a fronte di
investimenti per 2,5 mld. Insomma, non ci preoccupiamo tanto
dell'impatto occupazionale, quanto del sistema economico
abruzzese nel suo complesso".
Per la Fisac quindi il rischio è sistemico: ''Specie in una
regione dove locali restano solo le Bcc. Non vorremmo insomma
che si pensasse ad un 'Sistema Puglia' in crisi oscurando il
resto del paese - insiste Trivelli - bene quindi che la politica
abruzzese abbia iniziato a porsi il problema come è già successo
in Puglia e porti sul tavolo nazionale una eventuale vertenza
Abruzzo".
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