"Apprendiamo con immenso dolore
come la morte del nostro congiunto sia stata messa in relazione
alla tragedia di Rigopiano. Stupisce che questa correlazione sia
stata da taluno ipotizzata in assenza di qualsiasi collegamento
diretto e indiretto tra l'attività svolta da Guido e le vittime
di Rigopiano. Tutto ciò aggiunge dolore al dolore". E' quanto
riferisce all'Ansa un familiare dell'ex generale dei carabinieri
forestali Guido Conti che si è suicidato nelle campagne di
Pacentro (L'Aquila) due giorni fa.
In una delle due lettere ai familiari l'ex investigatore
protagonista del processo sulla mega discarica di Bussi sul
Tirino (Pescara), aveva infatti scritto che "da quando è
accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle
vittime mi pesano come un macigno. Perchè tra i tanti atti ci
sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l'albergo, di cui
non so nulla, me per l'edificazione del centro benessere".
L'autorizzazione si riferisce all'ok per la piscina e al rischio
frana dell'impianto. Nella lettera Conti prosegue chiedendosi
"Potevo fare di più? Nel senso potevo scavare e prestare
maggiore attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare
quella pratica? Probabilmente no ma avrei potuto creare
problemi, fastidi. Vivo con il cruccio", conclude.
"Rigopiano è stato uno dei motivi che mi hanno convinto a
lasciare il mio lavoro o a tentare di fare altro o a
disinteressarmi di tutto questo. Non vivo, vegeto, facendo finta
d'essere vivo", si legge in un altro passaggio della missiva del
generale.
"La pubblicazione del contenuto delle lettere, tuttora
sconosciuto a noi familiari, ci lascia profondamente amareggiati
e aggiunge dolore al dramma che ci ha colpito", afferma il
parente di Conti.
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