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Donatello e le sculture in terracotta

Donatello e le sculture in terracotta

A Padova l' influsso del maestro nella rinascita della materia

ROMA, 06 marzo 2020, 14:51

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Luciano Fioramonti) Non solo marmo, bronzo o pietra. I maestri scultori del Rinascimento crearono opere di grande pregio anche con la terracotta, considerata più umile ma non per questo meno ricercata. Se Padova e il suo territorio conquistarono il primato in questo campo il merito fu di Donatello che in città, a ridosso della Basilica del Santo, aprì la sua bottega. Dopo di lui vennero Bartolomeo Bellano, Giovanni De Fondulis e Andrea Riccio, rafforzando una tradizione che fece di quella zona un unicum. Migliaia di sculture abbellirono chiese, sacelli, capitelli, conventi e grandi abbazie di un' area che abbraccia anche Vicenza, Treviso, Belluno e Venezia.
    Una ventina di lavori scampati alla dispersione causata nei secoli da indifferenza, furti e vandalismi rendono testimonianza del valore di questo enorme patrimonio perduto nella mostra "A nostra immagine. La scultura in terracotta nel Rinascimento. Da Donatello a Riccio" che il Museo Diocesano di Padova ospita fino al 2 giugno, a ingressi contingentati per motivi di precauzione in tempo di coronavirus.
    Nelle Gallerie del Palazzo Vescovile i curatori Andrea Nante e Carlo Cavalli hanno riunito gli esempi più eloquenti della produzione uscita dalle fucine degli artisti, dalle scene di gruppo, come i Compianti, alle piccole e raffinate Madonne con Bambino, alle immagini dei Santi venerati dalle famiglie, opere presenti nella zona accanto a quelle prestate da musei italiani e internazionali. Tra le opere di maggior valore c'è la Madonna con Bambino di Donatello, prestata dal Louvre. Il visitatore può inoltre vedere ricomposto il Compianto di Andrea Riccio, oggi diviso tra la Chiesa padovana di San Canziano e i Musei Civici della città. Ancor più suggestiva, per la storia tormentata che la riguarda, è la Madonna con Bambino salvata da una clarissa dopo la soppressione in epoca napoleonica del Convento padovano di Santa Chiara, e rimasta al sicuro fino a poco tempo fa nella clausura del Monastero della Visitazione. Oggi è tornata al suo aspetto originario dopo un restauro accurato. Per la prima volta in mostra i frammenti superstiti di una Deposizione, danneggiata seriamente nel bombardamento della chiesa di San Benedetto dell'11 marzo 1944.
    La scultura in terracotta, dopo un lungo periodo di oblio, ebbe il suo boom a Padova nella metà del Quattrocento grazie all'arrivo di artisti toscani, tra cui appunto anche Donatello impegnato dal 1443 per dieci anni nel cantiere della Basilica del Santo. Caratteristiche ambientali, tradizioni locali e apporti culturali esterni favorirono lo sviluppo di una produzione legata, in particolare, alla statuaria in bronzo, anch'essa introdotta da Donatello, e del bronzetto di piccole dimensioni. Nella bottega del padovano Bartolomeo Bellano verso la fine del secolo si fece le ossa da scultore il giovane Andrea Briosco, detto Il Riccio, che dopo aver frequentato il cantiere donatelliano nella Basilica del Santo, elaborò all'inizio del Cinquecento uno stile colto e raffinato, teso verso una nobiltà classica con riferimenti al mondo antico e pagano anche nel modellare soggetti religiosi e destinati alla devozione. Questo ''umanesimo cristiano'' padovano venne spazzato via dalla Controriforma. "La terracotta - spiegano i curatori - cessò di essere apprezzata come linguaggio autonomo, complice l'idea di scultura intrisa di neoplatonismo propugnata da Michelangelo e raccolta da Giorgio Vasari nelle sue 'Vite' ".
   

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