(di Luciano Fioramonti)
Un fulmine rosso, scintilla creatrice
che punta dritto alla luna, e un aquilone, chiaro invito a
lasciare la mente libera di volare. Tra i temi di questi due
quadri che aprono e chiudono il percorso, una novantina di opere
raccontano il segno affascinante di Alberto Savinio tra i
capolavori della statuaria classica di Palazzo Altemps. La
mostra 'Savinio, incanto e mito', che il Museo Nazionale Romano
gli dedica fino al 13 giugno, apre le porte di un mondo
suggestivo popolato di segni variopinti, architetture, forme
oniriche miscelati dalla mente di un pittore che fu anche
musicista, letterato, scenografo, critico. ''Ho voluto
innanzitutto mostrare il lato giocoso di Savinio - spiega Ester
Coen, la curatrice -. Ho allestito una galleria piena di
giocattoli effervescenti, di colori e di allegria di cui abbiamo
tanto bisogno in questo momento storico. E poi mostrare le
diverse declinazioni di Savinio, figura poliedrica, eclettica,
un artista totale''. L' omaggio colma una assenza che a Roma
durava dal 1978, dalla grande retrospettiva al Palazzo delle
Esposizioni. I motivi? ''Forse distrazione o forse la maggiore
attenzione al fratello Giorgio'', ipotizza Coen. Certo, Alberto
Savinio (Andrea De Chirico, 1891-1952) ha dovuto fare i conti
con l' ombra creata dal maestro della pittura metafisica.
''Credo sia stata più colpa della critica - osserva la
curatrice -. Savinio comincia a dipingere molto più tardi, nel
1925-1926, mentre i primi veri quadri di De Chirico sono del
1908. E' anche interessante vedere come nelle sue lettere De
Chirico guidi Savinio nella scelta cromatica, nell'accostamento
dei colori, nelle indicazioni sulla tecnica. Savinio ha una
dimensione più sfaccettata, è un artista forse molto più colto
del fratello che ha una magia indubbiamente diversa. Ma ha
saputo emanciparsi dalla sua influenza''.
Dipinti, disegni e bozzetti, provenienti da collezioni
private e da istituzioni pubbliche, si snodano negli ambienti di
Palazzo Altemps secondo un criterio studiato con cura, seguendo
un gioco di assonanze e rimandi tra i soggetti delle tele e i
marmi della collezione. Di grande impatto è la sala dei
giocattoli, nella quale le tele multicolori dialogano con le
tracce del passato. Tra le opere di maggior rilievo, colpiscono
le architetture filiformi di L'Ile de charmes, il grande dipinto
realizzato nel 1928 per la casa parigina di Léonce Rosenberg,
gallerista dei due fratelli artisti, che aveva chiamato a
raccolta i pittori più famosi del momento - Francis Picabia,
Fernand Léger, Max Ernst, Gino Severini - per questa grande
impresa di decorazione che fu poi smantellata con la crisi del
1929. E poi l' enorme fondale di scena per i Racconti di
Hoffmann di Jacques Offenbach (1949) nella sala della statua
meravigliosa del Galata suicida. I lavori esposti - con un focus
tra il 1925 e il 1931, in particolare sugli anni trascorsi a
Parigi dall'artista, e un capitolo sulle ultime produzioni -
mettono in luce una poetica che coniuga antico e moderno,
estetica e ironia, memoria e fantasia in un'ottica globale di
grande attualità. La particolarità dello sguardo di Savinio,
rileva la curatrice, si basa sull'idea che l'arte sia una "forma
di materializzazione dell'anima, del temperamento, del
sentimento", che sprigioni dalla compressione della materia,
come polvere da sparo, che esploda facendo emergere "la sostanza
lirica delle cose". Sulla tela, l'artista "genera quel
caleidoscopico spettacolo come chimerica apparizione di universi
capricciosi e perturbanti. Un clamoroso fuoco d'artificio
frizzante, euforico, scintillante e brioso che schizza e incide
note, parole e colori con esuberanza impetuosa ed effusiva
creando scompiglio e mescolando registri in una dimensione
altamente polifonica". Un volume edito da Electa, accompagna l'
esposizione descrivendo l' autore in modo enciclopedico in 107
voci affidate a 31 autori.
''Da questa mostra - puntualizza Ester Coen - Savinio esce
come un grandissimo pittore, uno degli artisti più importanti
del Novecento che ha aperto la strada a molte tendenze della
seconda metà del secolo. Una figura di fortissima attualità che
apre al futuro, che ha un sguardo e una visione che va al di là
della realtà. Io penso che la critica abbia ancora ancora
qualche debito da saldare con lui e spero che anche attraverso
questo nostro contributo si possa arrivare a ricollocarlo nella
giusta prospettiva''.
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