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Tel Aviv, Città bianca tra Est e Ovest

Tel Aviv, Città bianca tra Est e Ovest

Al MAXXI omaggio in 100 foto per i 70 anni dello Stato d'Israele

ROMA, 15 maggio 2018, 18:04

di Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA -Il gusto e le atmosfere dell'Europa, con le influenze di Le Corbusier, dell'architettura espressionista di Erich Mendelsohn, della scuola tedesca del Bauhaus e della facoltà di architettura di Ghent e Bruxelles, del razionalismo italiano, adattati al clima e alla cultura mediorientali: nella felice contaminazione tra memoria e modernità, tra Occidente e Oriente, risiede il fascino dell'architettura e dell'urbanistica di Tel Aviv, a cui il MAXXI di Roma dedica la mostra "Tel Aviv. The white city" dal 16 maggio al 2 settembre. Organizzata in occasione dei 70 anni dalla nascita dello Stato di Israele, la mostra espone circa 100 fotografie, schizzi, plastici e un nutrito corredo di video per documentare l'evoluzione di Tel Aviv e la sua trasformazione soprattutto tra gli anni '30 e '50 del '900, quando la città cambiò volto su impulso delle avanguardie europee, diventando un museo a cielo aperto dell'architettura moderna. Nel percorso, nel quale si rende omaggio a Tel Aviv (fondata nel 1909 come estensione dell'antica città di Jaffa, dal 2003 nella lista dei siti Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità, avvenimento da cui ha avuto origine la mostra) come simbolo dell'incontro tra culture, di vivacità e apertura, non c'è spazio per i fatti di sangue accaduti ieri a Gaza, 60 morti in seguito ai violenti scontri tra manifestanti palestinesi ed esercito israeliano dopo l'inaugurazione dell'ambasciata americana a Gerusalemme e la celebrazione dei 70 anni dello Stato d'Israele. Ciò che emerge infatti, camminando sopra alla gigantografia messa a terra che raffigura una veduta aerea della città, e osservando le grandi fotografie alle pareti, è quanto la bellezza minimalista, il rigore e l'assenza di ridondanza (anche nel bianco prevalente degli edifici, a cui si deve il nome di "città bianca") siano elementi essenziali di Tel Aviv. A questo poi si aggiungono i dettagli che la rendono unica: le vetrate, che rispetto all'Europa scompaiono per via della troppa luce, la predominanza di balconi di ogni tipo, tutti ombreggiati da tettoie per contrastare il caldo, e gli edifici, divisi per blocchi, disegnati con sbalzi e rientranze per intercettare la brezza marina. Impossibile però non notare quanto le immagini di bellezza e armonia stridano con l'eco della cronaca delle gravissime tensioni di ieri. "Siamo amici di Israele da sempre e proprio perché siamo amici, ci sentiamo liberi di dire che il sangue versato drammaticamente ieri ci rattrista moltissimo e rovina un po' questa festa". Ha detto Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, intervenendo alla conferenza stampa. "Dirigo una grande istituzione culturale che in queste ore soffre", ha sottolineato Melandri riferendosi agli scontri nella Striscia di Gaza che hanno portato all'uccisione di circa 60 manifestanti palestinesi in seguito allo spostamento dell'ambasciata americana a Gerusalemme. "Decisione unilaterale, e a mio giudizio sbagliata, dell'Amministrazione Trump - ha aggiunto - sconfessata a dicembre dall'Onu, che compromette i negoziati di pace con una forzatura sullo status di una città sacra per ebrei, cristiani e musulmani". "Tacere sarebbe stato ipocrita", ha affermato Melandri. "Le istituzioni culturali servono anche a questo: a non interrompere mai il filo del dialogo. Anche nei momenti più tragici e difficili. Auguri allo Stato di Israele - ha concluso la presidente della Fondazione MAXXI - Non abbiamo esitazioni a sostenere il suo diritto alla sicurezza, ma Israele non aveva bisogno dei cecchini e il sangue di ieri davvero ci indigna e rattrista". "Tel Aviv è una città laica", afferma poi la curatrice della mostra Nitza Metzger Szmuk, "quello che succede ai confini a noi arriva dai telegiornali. Ma noi cittadini di Tel Aviv siamo una minoranza, vediamo il futuro in altro modo, sperando nella pace".

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