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Al museo campano di Capua le opere di Danilo Ambrosino

Al museo campano di Capua le opere di Danilo Ambrosino

Dal 13 novembre "LEIB_Il corpo vivente"

CASERTA, 11 novembre 2021, 16:33

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Museo Campano di Capua (Caserta), noto per il suo patrimonio archeologico che spazia dalle Matres alle epigrafi edite da Theodor Mommsen, ospita da sabato 13 novembre la mostra "LEIB_Il corpo vivente" di Danilo Ambrosino a cura di Olga Scotto di Vettimo. Il progetto espositivo è stato realizzato con il contributo della Regione Campania e della rassegna "Vestigia sui sentieri delle matres", in collaborazione con il MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e con il patrocinio della Provincia di Caserta e della Città di Capua e sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee.
    La mostra inaugura un nuovo corso espositivo fortemente voluto dal Museo Campano che porti alla luce la relazione tra antico e contemporaneo; saranno in particolare visibili circa 20 opere di Danilo Ambrosino a cui si affiancheranno i contributi tecnologici e digitali provenienti dalla mostra "I Gladiatori", attualmente esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, insieme alla collezione del Museo Campano relativi sempre alla tematica dei guerrieri. Un ampio progetto che vede insieme coinvolte tra le più importanti strutture archeologiche museali della Regione Campania e che proietta il sito di Capua tra le grandi realtà nazionali ed internazionali.
    "La mostra - spiega Rosalia Santoro, presidente del Museo Campano Capua - è stata concepita come la prima tappa di un percorso esemplare che, coniugando antico e presente, faccia riflettere, tramite l'attento studio del corpo umano e delle sue ferite, le vicende legate all'uomo che ora è eroe, ora profugo, ora vittima: un diaframma fisico che lascia intravedere, oltre la sua matericità, gli aneliti e le ferite dello spirito".
    L'opera di Danilo Ambrosino rappresenta e indaga il corpo come diaframma di separazione tra l'Io ed il Noi non assunto come corpo-oggetto (Körper), ma come corpo vivente e sensiente, portatore di esperienza (Leib). La rappresentazione della forma umana riproposta nelle opere consente una riflessione a prescindere dall'approccio puramente estetico, assumendo testimonianze del mondo antico facendo luce sulla produzione artistica contemporanea intesa come momento unico di indagine storica e sociale. I corpi di Danilo Ambrosino appartengono a migranti, profughi, viaggiatori ancora oggi, da sempre e per sempre, intenti a tessere la trama tragica, epica ed eroica di una vicenda sociale complessa che garantisce l'esistenza collettiva. Attraverso l'uso di un medium pittorico che trasforma il corpo umano in pretesto utilizzandolo come strumento, l'artista rende il pubblico partecipe del fare propria l'esperienza del corpo, intesa quale esperienza dell'altro, operando un passaggio, mai scontato, dal solus ipse all'alter ego. Tra gli scuri dei corpi, l'artista lascia spazio a improvvisi bagliori aurei, che come le cicatrici degli antichi Gladiatori, combattenti per la libertà, evidenziano la magmatica drammaturgia che lega l'origine al presente.
    "Un plauso al Museo Provinciale Campano di Capua - sottolinea Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli - che introduce prepotentemente la volontà di disseminare, tramite i nuovi linguaggi, le proprie sale, permettendo al Presente di contaminarsi vicendevolmente con il Passato, abbattendo le porte della cronologia e riconducendo l'esperienza ad un'unica dimensione spazio-temporale".
   

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