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Batistoni, così accendo l'energia del futuro

Batistoni, così accendo l'energia del futuro

All'inizio fusione nucleare era dominio maschile, ora più donne

11 febbraio 2022, 12:49

Redazione ANSA

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Rappresentazione grafica della macchina sperimentale per la fusione nucleare Dtt (fonte: Enea/DTT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione grafica della macchina sperimentale per la fusione nucleare Dtt (fonte: Enea/DTT) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione grafica della macchina sperimentale per la fusione nucleare Dtt (fonte: Enea/DTT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

E’ fra le pochissime donne impegnate in un settore di frontiera come la ricerca sulla fusione nucleare e per lei accendere l’energia del futuro significa anche accendere l’entusiasmo delle ragazze per la ricerca: “la carriera scientifica è meravigliosa e bellissima, arricchisce molto la vita”, dice all’ANSA Paola Batistoni, responsabile della sezione Sviluppo e promozione della fusione dell'Enea.

Cominciata studiando l’astronomia, la sua ricerca l’ha portata adesso a cercare di accendere le stelle sulla Terra, nel cuore dei reattori sperimentali come il Jet, la macchina europea che ha appena segnato un nuovo record. “Sono arrivata a lavorare nella fusione nucleare per caso e per le vicende della vita: dopo la laurea in fisica, nella quale ho approfondito lo studio dell’astrofisica e dei plasmi, sono arrivata a studiare i plasmi che di generano nei reattori per la fusione nucleare” e lo fa, aggiunge, lavorando “moltissimo, con molto piacere, gioia e soddisfazione”.

Il ritmo delle giornata è serrato, ma avere il tempo per riflettere sugli obiettivi delle ricerche alla quali si lavora è importantissimo. Ogni giorno, dice Batistoni, “mi chiedo quali siano il senso e utilità del mio lavoro, il valore di impegnarsi in un campo nuovo. E la risposta è che la nostra società ha bisogno di una forma di energia che abbia poco impatto ambientale, che non produca gas che non alteri il clima”.

E’ una sfida che si aggiunge alla prima che ha affrontato: “quando ho cominciato, quasi nessuna ricercatrice lavorava sulla fusione nucleare. Sono entrata in un ambiente veramente dominato dagli uomini e mi ha aiutato il fatto di avere avuto una buona educazione in famiglia: sono stata educata come persona, non come femmina o maschio, dentro casa non ho trovato le influenze culturali che ancora ci sono nella società. E’ importante impegnarsi per rimuoverle”.

Ora le cose stanno cambiando e nella fusione nucleare lavorano “molte colleghe donne, sono in numero crescente e sono molto brave, ma ancora vedo che ci sono difficoltà a emergere, ci sono meccanismi di cooptazione che resistono, Di conseguenza – osserva - le donne devono essere doppiamente brave per poter emergere”.

La terza sfida è riuscire a conciliare il lavoro di ricerca con gli impegni in casa: “ho una famiglia e un figlio. Ricordo che avevo paura di trascuralo, al punto che tante volte lo portavo con me in laboratorio, dove disegnava con i suoi pennarelli, ma poi ha capito e per lui non è stato un messaggio negativo che la mamma fosse impegnata. Ho fatto questo lavoro con tanta gioia e con tanto piacere e anche lui ne ha risentito in modo positivo”.

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