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Mutazioni casuali del Dna tra le cause dei tumori

Mutazioni casuali del Dna tra le cause dei tumori

Lo indicano i dati relativi a 32 forme cancro in 69 Paesi

24 marzo 2017, 10:00

Redazione ANSA

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Accanto all 'eredità e all 'mbiente, le mutazioni casuali che avvengono spontaneamente nel Dna diventano la terza causa capace di scatenare i tumori - RIPRODUZIONE RISERVATA

Accanto all 'eredità e all 'mbiente, le mutazioni casuali che avvengono spontaneamente nel Dna diventano la terza causa capace di scatenare i tumori - RIPRODUZIONE RISERVATA
Accanto all 'eredità e all 'mbiente, le mutazioni casuali che avvengono spontaneamente nel Dna diventano la terza causa capace di scatenare i tumori - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le cause dei tumori diventano tre: non più soltanto eredità e ambiente, ma mutazioni casuali dovute a errori nella replicazione del Dna. Lo dimostrano i dati epidemiologici raccolti su 32 forme di tumore in 69 Paesi e pubblicati sulla rivista Science e presentati in una conferenza stampa a Washington. Li ha raccolti il gruppo coordinato dall'italiano Cristian Tomasetti, da 15 anni negli Stati Uniti e che lavora nell'università Johns Hopkins.

Il gruppo di ricerca è lo stesso che nel 2015 aveva segnalato per la prima volta il ruolo del caso nella comparsa dei tumori, ma quei primi risultati erano stati accusati di non essere completi (mancavano ad esempio i dati sui tumori di seno e prostata). "Adesso abbiamo incluso questi dati e abbiamo basato la nostra analisi sui dati relativi a 69 Paesi, che comprendono la maggior parte popolazione mondiale", ha detto all'ANSA Tomasetti.

"I risultati che abbiamo ottenuto sono essenzialmente gli stessi", ha aggiunto, e "continuano a suggerire che esiste una correlazione importante fra numero divisioni di cellule staminali in un organo e rischio di cancro". Quello che i nuovi dati comportano è, per Tomasetti, "un cambiamento di paradigma", nel senso che finora si pensava che a causare il cancro fossero ambientali ed ereditari, più un 60% di cause sconosciute. "Ora possiamo dire - ha osservato - che le mutazioni casuali sono una parte importante di quel 60%".

Ma questo non implica in nessun modo il fatalismo, anzi. Tomasetti e gli altri due autori della ricerca, Lu Li e Bert Vogelstein, entrambi del Centro per la ricerca sul cancro della Johns Hopkins, sono più convinti che mai che le principali armi siano la prevenzione e la diagnosi sempre più precoce, compresa quella basata sulle cosiddette 'biopsie liquide', ossia sull'analisi genetica condotta su una goccia di sangue.

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