Quella che si è aperto oggi al Big Sight & Odaiba Area, con lo slogan Open Future è un Tokyo Motor Show insolito e formato ridotto. Un Salone che ha vissuto momenti di grande splendore e che nelle 45 precedenti edizioni è stato la vetrina di grandi 'invenzioni' giapponesi e della grande creatività di una industria che, molto prima della Corea e della Cina, è entrata in competizione con Europa ed Usa, modificando equilibri ed interessi. E che ora si limita a presentare poche vere novità di interesse per i mercati esterni e che punta su una 'commistione' tra il mondo delle 4 ruote e le caricature dei Manga e del teatro Ykai (le celebri maschere tradizionali della mitologia giapponese) per rendere 'simpatiche' berline, suv e van che in Giappone hanno vita commerciale difficile. Un altro aspetto racconta di questa strategia di marketing lontana miglia e miglia dalle realtà occidentali: l'originalità dei nomi che le varie Case hanno dato alle loro novità per il mercato interno. Al Salone di Tokyo sono esposte vetture chiamate Sapocar, Aqua, Sienta, Porte, Spade, Roomy, ma anche Hanare, Waku, Granace, IcoIco e perfino TsumuTsumu, WaiWai e WakuWaku. E dire che l'industria giapponese - rappresentata dalla Japan Automobile Manufacturers Association (JAMA) - che è anche l'organizzatore del Salone - è fuori dal Paese un 'colosso' dall'immagine e dalla efficacia completamente diverse. Solo negli Stati Uniti le diverse aziende Jap gestiscono 25 stabilimenti di produzione, 45 fra centri di ricerca e design oltre a 39 unità di distribuzione in 28 degli Stati dell'Unione, frutto nel complesso di 5 miliardi di dollari di investimenti creando in totale ,6 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti.
E' dunque facile comprendere perché il Tokyo Auto Show sia andato in crisi: le vere manifestazioni dove l'industria giapponese si mette in mostra - e senza provare a far ridere - sono i Saloni in Usa (Los Angeles e Detroit) e in Europa (Ginevra e Francoforte). Dove probabilmente vedremo le versioni 'serie' di alcuni dei modelli mostrati a Tokyo.