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Bugatti, erano piemontesi gli Schlumpf maggiori collezionisti

Di Omegna, crearono raccolta di 181 auto ora Museo di Mulhouse

Redazione ANSA ROMA

Ettore Bugatti e i fratelli Schlumpf, due nome legati dall'amore per la tecnologia e la raffinatezza stilistica dei 'capolavori' automobilistici d'inizio '900.

Gioielli a quattro ruote ideati e realizzati da Ettore Bugatti e collezionati con maniacale sistematicità dai due Schlumpf, industriali tessili del secolo scorso. Ma mentre è noto che Ettore Bugatti, come la sua famiglia, era nato a Milano il cognome Schlumpf non lascia davvero intendere che anche la coppia dei fratelli co-protagonisti della storia fossero anch'essi italiani, in quanto nati a Omegna nella attuale provincia piemontese di Verbano, Cusio e Ossola. Giovanni Carlo Viterio Schlumpf, poi diventato Hans, nasce in quella località affacciata sul Lago d'Orta nel 1904 e Federico Filippo Augustino Schlumpf noto come Fritz, arriva due anni più tardi, nel 1906. Sono figli di Carl Schlumpf, un commerciante di tessuti svizzero, che scompare nel 1919, e di Jeanne Becker che è originaria di Mulhouse in Alsace. Anche se giovanissimi Giovanni e Federico, o se volete Hans e Fritz, dopo la morte del padre e con l'aiuto della madre espandono la loro ricchezza e dal 1935 investono nell'industria tessile, acquistando tra le altre fabbriche una filatura a Malmerspach che si trova a 30km da Mulhouse. Il patrimonio si espande nel dopoguerra e negli Anni '60 Fritz si lancia anche nella vera passione della sua vita: inizia infatti a collezionare - al ritmo di 100 auto all'anno - modelli storici, sportivi e soprattutto Bugatti. I prezzi, all'epoca, non sono stratosferici come oggi e così nel 1967 la sua raccolta totalizza circa 560 gioielli. In particolare il restauro delle Bugatti viene effettuato direttamente in fabbrica a tariffe molto 'convenienti' perché l'abile commerciante ha negoziato un accordo che prevede condizioni di favore legate alla quantità di auto inviate a Molsheim. Nel 1963 la fabbrica fondata da Ettore Bugatti (che è morto nel 1949) chiude e Fritz aggiunge alla sua raccolta auto non completate, prototipi, documenti e una grande quantità di ricambi rilevandoli per una somma irrisoria dalla Hispano Suiza che ha acquisito la Bugatti al momento della sua chiusura. Un anno dopo, nel 1964, Fritz si dimostra ancora un abile 'affarista'. Dopo trattative difficili, minacce reciproche e ricatti, si aggiudica per 85.000 dollari (equivalente a circa 720mila dollari di oggi), la collezione dell'americano John W.

Shakespeare, che conta 30 Bugatti, tra cui una delle sei Royale prodotte (valore attuale 18-19 milioni di euro). Il 30 marzo 1964, le auto lasciano l'Illinois su un treno della Southern Railway in direzione di New Orleans per essere caricate su una nave mercantile olandese. Alcune foto - diffuse dalla odierna Bugatti, che fa parte del Gruppo Volkswagen - mostrano il trasporto di queste rarità sul treno aperto, e testimoniano le condizioni in cui si trovavano in America.

Alcune settimane dopo, il mercantile raggiunse il porto francese di Le Havre, dove Fritz Schlumpf ricevette finalmente il suo tesoro. Nasce dunque la più grande collezione privata al mondo che viene sistemata in tre vecchie fabbriche della famiglia a Mulhouse. Ci sono 500 vetture di cui 181 Bugatti e per abbellire la sala principale di quello che dovrà essere il loro museo vengono realizzate 845 repliche dei lampioni presenti a Parigi sul Pont Alexandre III. La crisi del settore degli Anni '70 non trova impreparati gli Schlumpf anche perché hanno prudentemente diversificato invendo anche nel settore immobiliare e nei terreni della zona dello Champagne. Per finanziare la loro passione - scrivono alcuni storici - utilizzano però i fondi aziendali, preparando quello che giornali e magistratura definiranno poco dopo 'L'affaire Schlumpf'.

Passano alcuni anni e il business del tessile non riesce più a reggersi industrialmente: nell'ottobre del 1976 la fabbrica di Malmerspach licenzia i dipendenti e i fratelli Schlumpf si trovano al centro di un conflitto sindacale senza precedenti. Dopo essere stati 'assediati' per 3 giorni nella loro villa a Malmerspach, Hans e Fritz lasciano il Paese e si rifugiano in Svizzera, lasciando di fatto senza custodia il loro mega-museo segreto. Il 7 marzo del 1977 operai e sindacalisti penetrano indisturbati nelle vecchie filature e scoprono così questo enorme 'tesoro'. Al fallimento del gruppo seguono condanne per reati fiscali e societari che portano alla confisca della collezione, anche a seguito delle istanze di risarcimento dei creditori. Per evitarne la dispersione il Consiglio di Stato assimila nell'aprile 1978 la Collezione Schlumpf ai monumenti storici francesi e nel 1981 ne autorizza la vendita per 44 milioni di franchi (corrispondenti allora a circa 200 milioni di dollari) alla Association du Musée National de l'Automobile.

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