(di Massimo Lomonaco) TEL AVIV - Proteggere il patrimonio culturale "è una priorità per l'Italia". Lo ha detto l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talò, presentando ieri sera nella Cinematheque di Tel Aviv il film di Tommaso Santi 'Restaurare il cielo" che racconta gli interventi sulla Basilica della Natività a Betlemme ad opera di una delle eccellenze del settore, la Piacenti S.p.a. di Prato.
Organizzata dall'Istituto italiano di cultura di Tel Aviv, diretto da Massimo Sarti, la proiezione (in collaborazione con la Cineteca della città) ha mostrato in anteprima al pubblico israeliano - che di norma non può recarsi a Betlemme in Cisgiordania - le tappe dell'intervento.
"Un restauro epocale", lo ha definito il presidente dell'azienda Giammarco Piacenti, ad opera di tecnici italiani in uno dei massimi luoghi della Cristianità. Una storia - quella della Piacenti - che parte dalla "capacità artigianale" per arrivare ad "una valenza imprenditoriale" in grado di confrontarsi a livello internazionale con grandi gruppi. Perché - come è stato sottolineato alla fine della proiezione nel corso delle domande del pubblico a Piacenti - il restauro in corso a Betlemme non è solo conoscenza tecnica ma anche capacità di organizzare e gestire un'opera complessa in una regione non facile.
"L'Italia - ha spiegato Talò - ha protetto il patrimonio culturale in Iraq, in Afghanistan ed è pronta a farlo laddove se ne presenterà occasione. Non è un caso la creazione della task force italiana 'Unite4Heritage', i Caschi blu della cultura". 'Restaurare il cielo' è dunque la storia di questo intervento italiano a Betlemme in corso dal 2013 su una Basilica Patrimonio dell'Umanità - edificata dalla regina Elena nel IV secolo, distrutta nel V e ricostruita dall'imperatore Giustiniano nell'anno 531 sul luogo dove la tradizione vuole sia nato Gesù - che nel corso dei secoli di danni gravi causati da infiltrazioni d'acqua, fuliggine, candele e incenso.
Nel 2010, a seguito di un bando internazionale, lo studio preliminare del monumento venne affidato a un gruppo multidisciplinare coordinato dal Consorzio Ferrara Ricerche (Università di Ferrara), con l'obiettivo di redigere il progetto di restauro. Nel 2013 la Piacenti si aggiudicò l'appalto internazionale bandito dalle autorità palestinesi con il finanziamento di vari soggetti privati. Un'impresa che ad oggi coinvolge circa 60 ditte e 170 persone - di cui la maggior parte italiani trasferitisi nella città palestinese per mettere a frutto complesse tecnologie, capacità di studio e numerose professionalità - e che ha portato alla soluzione delle infiltrazioni d'acqua, alla ripulitura e al restauro dei mosaici, all'analisi e mappatura di oltre un milione e 600mila tessere musive, nonché alla scoperta sotto l'intonaco di un Angelo mai visto prima.
"Non raccontiamo solo il restauro e il contesto in cui avviene, perché - ha detto il regista Santi rispondendo alle numerose domande del pubblico - c'è una spiritualità che va oltre. La bellezza di questo luogo va oltre, si vive una clamorosa armonia, paradossale, visto che il conflitto tra le diverse confessioni che aveva reso difficile il restauro durava da secoli".
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