Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Migranti:Manzione,Italia resta contraria proposte su Dublino

Evitano vera solidarietà. Ue richiami paesi su ricollocazioni

Redazione ANSA BRUXELLES
(ANSA) - BRUXELLES, 9 DIC - Nessun passo avanti del Consiglio interni Ue nel dibattito sulla riforma del regolamento di Dublino sulla gestione delle richieste d'asilo. La presidenza slovacca ha presentato un documento verso il quale l'Italia "ha confermato la sostanziale contrarietà". Lo ha detto il sottosegretario Domenico Manzione, specificando che gli schieramenti - con "un vasto numero" di paesi soprattutto dell'est che sono "fermamente contrari ad una relocation obbligatoria" - sono rimasti immutati. Sono sostanzialmente due i punti critici per l'Italia. "Il primo è l'introduzione della procedura preliminare che in realtà anziché rendere più fluido il sistema in realtà lo complica in maniera significativa.

L'altro è che rimane tutta integrale la responsabilità dell'esame delle domande e dell'assunzione di responsabilità da parte dello stato di primo sbarco" ha spiegato Manzione, respingendo il concetto di "solidarietà flessibile" lanciato dal gruppo di Visegrad nel vertice di Bratislava a settembre. "Introdurre il concetto di una solidarietà flessibile, che mette nelle condizioni di evitare, pagando una certa cifra, di manifestare concretamente la solidarietà agli stati di primo sbarco, significa creare situazioni surreali nel lungo periodo.

Se la ripartizione geografica non è né obbligatoria, né determinata in base ad una serie di criteri potrebbe dar luogo a situazioni paradossali: tutti potrebbero chiamarsi fuori". ha specificato il sottosegretario.

Secondo Manzione, tuttavia, l'Italia nella crisi di governo non rischia di subire decisioni contrarie nel vertice di giovedì prossimo. "No, perché a oggi abbiamo espresso una posizione piuttosto chiara, molto nitida. Nel senso che la solidarietà è solidarietà e non può essere aggettivata, né con la flessibilità né con l'effettività né con altri aggettivi che in qualche maniera negano il concetto di solidarietà". Chi è con l'Italia, oltre ai paesi di primo sbarco come la Grecia? "Gli schieramenti sono quelli già noti. Il dato di fatto, di fondo, è questo: o si è solidali tutti insieme, oppure chiamarla flessibile o effettiva ha poco senso perché vuol dire che solidarietà vera dagli stati europei non c'è" ha osservato Manzione, aggiungendo che per avere un quadro più chiaro "basta guardare i numeri delle ricollocazioni. Seppur bassi, ci sono paesi che le hanno fatte come la Germania, la Francia, la Svezia e altri paesi. Poi c'è un vasto numero di paesi che di ricollocazioni non ne hanno fatte neppure una". Tra questi, Polonia, Ungheria e Austria. "Ci sono paesi fermamente contrari ad una 'relocation' obbligatoria. E questo è emerso anche oggi" ha confermato Manzione.

Visti i numeri di arrivi, ricollocazioni e rimpatri, in Ue si sta cercando di "svuotare il mare con due cucchiaini" e così non va". Quindi l'Italia chiede che la Commissione intervenga sui paesi che non fanno la loro parte come l'ha fatta il nostro paese per le identificazioni, tanto che ieri Bruxelles ha chiuso la procedura aperta a dicembre 2015 ed ora "in tutti i luoghi di sbarco" le procedure "sono perfettamente operative". Lo osserva il sottosegretario all'interno, Domenico Manzione, al termine del Consiglio interni Ue, specificando che "abbiamo chiesto alla Commissione di guardare con la stessa attenzione anche alle altre regole" e che quindi anche altri stati "vengano richiamati all'ottemperanza di tutti quegli obblighi che abbiamo assunto, esattamente come è stata richiamata l'Italia". D'altronde, ha aggiunto il sottosegretario, è ancora fermo a "poche migliaia dalla Grecia e poco più di un migliaio dall'Italia" il numero delle 'relocation' che, in base ad una "decisione presa un anno e mezzo fa", dovevano essere 160mila.

Per l'Italia "non ci sono soluzioni alternative praticabili" alla redistribuzione geografica dei migranti tra i paesi dell'Unione così come "quasi tutti gli stati fanno al loro interno per evitare grandi concentrazioni che creano problemi economici, di ordine pubblico e si sostenibilità sociale". Ma finora il Commissario Dimitris Avramopoulos non ha ancora neppure ventilato l'ipotesi di aprire infrazioni contro i paesi che non fanno le relocation sostenendo che i numeri stanno aumentando e che non è ancora il momento perché non sono passati ancora i due anni previsti per assorbire i 160mila decisi a giugno 2015. "E' l'apprezzabile punto di vista della Commissione, che fa tutto quello che riesce a fare tenuto conto della volontà del Consiglio, quindi dei singoli stati - ha osservato Manzione - E' apprezzabile il fatto che i numeri delle 'relocation' siano in crescita, ma guardate i numeri degli sbarchi, quelli delle ricollocazioni e quelli dei rimpatri: sono due cucchiaini con i quali si cerca di svuotare il mare.

Evidentemente, così non può andare". Anche perché "nel 2014 noi abbiamo avuto 170mila sbarchi, nel 2015 154mila e quest'anno a oggi siamo ad un numero superiore al 2014" e quindi, è il ragionamento del sottosegretario, semmai "la logica vorrebbe che ci dovremmo occupare dell'aggiornamento di quel numero di 160mila stabilito quando i numeri erano ben diversi da quelli che abbiamo oggi". "Se anziché aggiornare quei numeri non riusciamo nemmeno a far rispettare quella decisione, il problema di solidarietà c'è eccome" ha concluso Manzione.(ANSA).

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
Ultimo aggiornamento: