BRUXELLES - Il surplus commerciale della Germania finisce per la prima volta nel mirino della Ue: la Commissione europea mercoledì potrebbe lanciare "un'indagine approfondita" sull'economia tedesca, per poi raccomandare la prossima primavera le misure per rimediare a tale "squilibrio". Nonostante non ci sia alcuna sanzione in vista, perché le regole europee non prevedono sanzioni per i surplus, la mossa di Bruxelles è destinata ad aprire un forte dibattito perché mette per la prima volta in discussione il ruolo della Germania 'locomotiva' d'Europa.
Il boom dell'export tedesco ha innescato nelle settimane scorse un'aspra polemica con l'amministrazione Obama, e anche il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto al governo di Angela Merkel di ridurre il surplus commerciale a un "livello appropriato" per aiutare i partner di Eurolandia a far scendere il deficit. Provocando la reazione di Berlino che dichiarò "incomprensibili le critiche americane", dal momento che il surplus commerciale non è che "il risultato della forte competitività dell'economia tedesca".
Ma è proprio il commissario agli Affari economici Olli Rehn, nel suo blog e in un articolo sulla tedesca Faz, a spiegare oggi perché Berlino mercoledì finirà nel gruppo dei Paesi 'sorvegliati speciali' per gli squilibri macroeconomici: "Per diversi anni, la Germania ha fatto registrare un surplus considerevole. Dati recenti indicano che ha superato il 6% del pil ogni anno dal 2007. Tale questione e i motivi che hanno portato a tutto questo meritano un'ulteriore analisi". Rehn, che mercoledì dovrà convincere tutti i commissari a votare a favore della bacchettata alla Germania, cerca di chiarire perché sia necessario agire, e senza puntare il dito solo contro Berlino: "La Germania non è il solo Paese le cui politiche hanno effetto contagio sul resto dell'eurozona. In quanto maggiori economie dell'area euro, Germania e Francia possiedono la chiave per il ritorno di crescita e occupazione in Europa".
Il commissario indica anche cosa fare: la Germania deve aumentare domanda e investimenti interni, mentre la Francia deve affrontare la riforma del lavoro, delle pensioni e dell'ambiente per le imprese per sostenere la competitività. Se entrambe faranno queste cose, "renderanno insieme un grande servizio alla zona euro portando crescita, creando occupazione e riducendo le tensioni sociali".