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Unione bancaria sfida cruciale, Italia rincorre fondi Ue

Parte pausa estiva pensando a autunno ed elezioni tedesche

Redazione ANSA BRUXELLES

BRUXELLES - Da un lato la necessità di trovare un difficile ma indispensabile accordo per dare vita all'Unione bancaria Ue e andare oltre la crisi. Dall'altro, l'attesa per le elezioni tedesche di fine settembre e le incognite legate a un Mediterraneo di nuovo in fiamme. In mezzo l'Italia con la rincorsa ai miliardi di euro dei fondi comunitari passati e futuri e a una maggiore flessibilità che potrà arrivare solo se a ottobre presenterà a Bruxelles una legge di stabilità per il 2014 con i conti in ordine e riforme.

 

Sono questi i principali elementi dello scenario in cui l'Europa affronta la pausa estiva guardando a un autunno che si annuncia 'caldo' e denso di incognite. "Il tema centrale sarà il varo del meccanismo unico per la risoluzione delle crisi bancarie", sottolinea l'ambasciatore Stefano Sannino, da inizio luglio alla guida della rappresentanza permanente dell'Italia presso le istituzioni Ue. Trovare un accordo è "fondamentale", aggiunge, per spezzare il circolo vizioso creato dalla spirale salvataggio banche-crescita debito pubblico. E quindi anche per rimettere in moto un sistema economico in grado di dare risposte al dilagante malessere sociale.

 

Il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie è forse il più importante dei tre pilastri - gli altri sono la vigilanza unica Bce che partirà entro il 2014 e il fondo unico di garanzia sui depositi ancora in gestazione - su cui si sta costruendo faticosamente l'Unione bancaria. Un progetto che rappresenta l'indispensabile complemento 'politico' all'azione calmieratrice esercitata sui mercati da Draghi. Ma rispetto al quale la Germania, che pure lo ha voluto, continua a nutrire riserve che molti attribuiscono alla cautela pre-elettore di Angela Merkel.

 

"Non credo però che ci saranno enormi cambiamenti nella posizione tedesca dopo le elezioni" prevede Sannino. Il quale, davanti alle critiche rivolte da molti all'Europa e al suo modus operandi, evidenzia che senza l'Ue l'impatto della crisi sarebbe stato "molto più drammatico" e che alternative al progetto di integrazione europea non ce ne sono. Sull'Europa l'ambasciatore auspica, anche in vista delle elezioni europee del prossimo maggio, "un dibattito più informato e meno demagogico". Ad ogni modo, per Sannino, oggi nell'Ue "c'e' molta più consapevolezza" della necessità di sostenere lo sviluppo con azioni mirate come quelle già adottate in favore dell'occupazione giovanile dall'ultimo Consiglio Europea. Ma è indubbio che "disciplina e crescita devono andare insieme e che i singoli Paesi devono fare la loro parte".

 

In questo contesto l'Italia, a partire da settembre dovrà giocare una duplice, delicata quanto cruciale partita. Da subito dovrà lavorare intensamente per non perdere neanche un euro dei circa 15 miliardi di fondi comunitari che le restano da spendere rispetto a quanto le è stato assegnato con il bilancio Ue 2007-2013 (finora ha utilizzato solo il 40% delle risorse disponibili). Perché se è vero che tecnicamente avrà ancora il biennio 2014-2015 per impiegare gran parte di ciò che resta, è vero anche che - in base ai meccanismi Ue - una quota di questi 15 miliardi (4-5 secondo le ultime stime) rischia di essere 'disimpegnata' automaticamente, ovvero persa, se non sarà utilizzata entro la fine di quest'anno. Parallelamente, l'Italia deve attrezzarsi per programmare presto e bene l'impiego degli oltre 38 miliardi messi a disposizione per le politiche di coesione e lo sviluppo rurale dal bilancio Ue 2014-2020.

 

Ma i fondi Ue, per essere utilizzati, devono essere impiegati in progetti cofinanziati - generalmente al 50% - dallo Stato. Ed è per questo che Roma chiede da mesi più flessibilità, cioè la possibilità di non conteggiare queste spese, come anche quelle destinate alle grandi opere infrastrutturali, nel calcolo del deficit pubblico. Su questo fronte l'appuntamento è fissato per ottobre quando, dopo le elezioni tedesche, tornerà a riunirsi il Consiglio Europeo. Ma soprattutto quando tutti i Paesi, e quindi anche l'Italia, dovranno per la prima volta - secondo quanto previsto dalle nuova governance economica Ue - presentare preventivamente a Bruxelles le leggi di stabilità per il 2014.

 

Sarà quello il momento in cui Bruxelles verificherà non solo la tenuta dei conti pubblici, ma anche se e come sono state recepite le riforme e gli altri interventi economici 'raccomandati' all'Italia con il documento adottato dal vertice Ue dello scorso giugno insieme alla chiusura della procedura per deficit eccessivo.

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