BRUXELLES - L'Ungheria e' avvisata: se non mettera' ordine al piu' presto nei suoi conti pubblici, nel 2013 potrebbe subire - prima tra i 27 Paesi Ue - il blocco dei fondi di coesione ad essa destinati. Parola del commissario europeo per gli affari economici e monetario Olli Rehn. Ma non e' solo sul fronte del bilancio dello Stato che il governo di Viktor Orban rischia di incorrere nelle sanzioni Ue. Bruxelles ha lanciato un altro chiaro segnale di avvertimento: la Commissione e' pronta ad aprire procedure d'infrazione se le leggi varate recentemente da Budapest su banca centrale, magistratura e autorita' per la privacy risulteranno, come sostegono i piu', in contrasto con il diritto europeo.
L'Ungheria rischia cosi' di essere il primo Paese a sperimentare sulla sua pelle la nuova linea del rigore Ue derivante delle disposizioni contenute nel pacchetto di misure a cui il Patto di bilancio dara' ulteriore impulso. ''La nuova governance economica varata lo scorso dicembre per evitare il ripetersi delle crisi sta dando i suoi frutti'', ha osservato Rehn ricordando che 'pacta sunt servanda'. E cosi' mentre Bruxelles ha promosso le azioni messe in campo da Belgio, Cipro, Malta e Polonia per riportare il rapporto deficit-Pil sotto il 3%, ha bocciato l'Ungheria perche' i provvedimenti presi, essenzialmente 'una tantum', sono ''insufficienti - ha detto il commissario - per correggere il bilancio in maniera credibile e sostenibile''. Del resto e' dal 2004, cioe' da quando fece il suo ingresso nell'Ue, che l'Ungheria deve rimettere ordine nei suoi conti e non lo fa. Non essendo parte dell'eurozona non puo' subire le sanzioni indicate nel six pack. E proprio per questo, Rehn ha minacciato lo stop ai fondi europei.
Rehn non e' stato pero' l'unico, a Bruxelles, a prendersela con Budapest. La Commissione continua a essere ''seriamente preoccupata'' dalle leggi adottate recentemente e che limiterebbero l'indipendenza della banca centrale, della magistratura e dell'autorita' per la protezione dei dati. Entro il 17 gennaio prossimo i funzionari della Commissione completeranno l'analisi dei provvedimenti per verificarne la compatibilita' con il diritto europeo e l'esecutivo e' gia' pronto ad adottare procedure d'infrazione. Perche', ricorda Bruxelles, il rispetto dei principi democratici e' anche la migliore garanzia da offrire per recuperare la fiducia degli investitori. E in tempi di crisi non e' cosa da poco. Ai molteplici avvertimenti lanciati oggi da Bruxelles ha prontamente reagito il ministro degli esteri magiaro Janos Martoyi: se la Commissione lo ritiene necessario, il governo e' pronto a considerare modifiche delle controverse leggi appena entrare in vigore.