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Dodik torna ad attaccare l'Alto rappresentante Schmidt

In Bosnia è di nuovo braccio di ferro. A rischio il cammino verso l'Europa

Redazione ANSA

BELGRADO, 26 MAR - Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, che è presidente della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, è tornato ad attaccare l'Alto rappresentante internazionale nel paese balcanico Christian Schmidt, contestando i suoi poteri speciali anche in campo legislativo, che gli consentono di intervenire in fatto di legge elettorale e di proprietà.

Dodik è intervenuto su nuove recenti affermazioni di Schmidt che non ha escluso di imporre emendamenti alla legge elettorale se le autorità bosniache non dovessero intervenire in tempi brevi a tale riguardo. "Schmidt non ha nulla da dire nè sul processo elettorale nè sulle proprietà, che appartengono alla popolazione che vive in Bosnia-Erzegovina. Se vi saranno iniziative in tali campi, noi adotteremo delle misure, e abbiamo già detto quali misure intendiamo prendere", ha detto Dodik citato dai media serbi.

A più riprese il leader serbo-bosniaco ha minacciato di proclamare la secessione dell'entità serba in caso di intervento legislativo dell'Alto rappresentante. Dodik ha al tempo stesso ribadito che la Bosnia-Erzegovina non è in alcun modo candidata all'adesione alla Nato, nè sarà mai membro dell'Alleanza Atlantica. "Insieme alla Serbia, noi (la Republika Srpska, ndr) restiamo militarmente neutrali, e la Bosnia-Erzegovina non è un Paese candidato alla Nato, e non sarà mai un membro di tale organizzazione", ha affermato il leader serbo-bosniaco, condannando i bombardamenti Nato della primavera 1999 contro Serbia e Republika Srpska, e il rifiuto ieri del consiglio di sicurezza Onu di dibattere i raid alleati di 25 anni fa. A differenza della Republika Srpska, l'altra entità, la Federazione croato-musulmana è favorevole all'integrazione del Paese balcanico nella Nato.

SARAJEVO, 26 MAR - Dodik, reagendo alla decisione dell'Alto rappresentante internazionale Christian Schmidt, ha annunciato la messa a punto di una propria legge elettorale relativa alla sola Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba del Paese balcanico. Dodik e l'intera dirigenza dell'entità serba appoggiati dalla Russia, non riconoscono la legittimità di Schmit, che a loro dire sarebbe stato nominato a tale incarico senza l'avallo del consiglio di sicurezza Onu, come previsto dall'accordo di Dayton. Per questo da tempo Dodik è impegnato in un duro braccio di ferro con il diplomatico tedesco, e di conseguenza con i responsabili occidentali che sostengono Schmidt.

Il leader serbo-bosniaco ha subito fatto sapere che non intende rispettare quanto deciso oggi da Schmidt in fatto di legge elettorale. E ha ricordato di aver detto a più riprese in passato che la Republika Srpska avrebbe adottato una propria legge elettorale e avrebbe organizzato proprie elezioni nel caso l'Alto rappresentante avesse imposto cambiamenti alla legge elettorale della Bosnia-Erzegovina, come annunciato oggi. Analoga la reazione di Zeljka Cvijanovic, membro serbo della presidenza tripartita bosniaca. "Ogni volta che il nostro Paese fa un passo in avanti, Schmidt ci fa fare tre passi indietro", ha detto Cvijanovic che ha accusato l'Alto rappresentante di prendere "decisioni dittatoriali" che porteranno il Paese al caos.

Anche il presidente del Parlamento della Republika Srpska Nenad Stevandic, ha subito reagito affermando che le decisioni imposte oggi da Schmidt non saranno applicate nell'entità serba. I prossimi appuntamenti elettorali in Bosnia-Erzegovina sono le municipali in ottobre e quelle generali nel 2026. Ma con il riproporsi della dura contrapposizione fra i nazionalisti serbo-bosniaci e l'Alto rappresentante internazionale, sostenuto da Usa e Ue, il futuro del Paese balcanico non si prospetta roseo. E a farne le spese potrebbe essere il negoziato di adesione alla Ue, per il cui inizio è giunto il via libera da Bruxelles nei giorni scorsi. Dodik peraltro è già sotto processo per il suo mancato rispetto delle delibere dell'Alto rappresentante e della Corte costituzionale.

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