La soluzione, spiegano, "mantiene l'impianto della Commissione", salva la faccia dei governi incalzati dalle destre di fronte agli elettorati nazionali e porta ad una "nuova discussione dei parametri della chiave di distribuzione", altro grande nodo della proposta della Commissione Ue, un punto su cui si potrebbero riaprire le danze a suon di riunioni di sherpa e ambasciatori, secondo una tempistica che potrebbe essere fissata anche già in luglio, vista la volontà della presidenza del Lussemburgo del Consiglio Ue - che parte il primo luglio - a procedere in modo spedito sul dossier. E di fronte a questa soluzione, che comunque "pone un grimaldello" nel muro del regolamento di Dublino e getta i presupposti per un meccanismo da attivare in casi di emergenza, si è riscontrata un'apertura dei Paesi Baltici, "pronti a fare uno sforzo", ma anche della Polonia, della Spagna e del Portogallo. Se Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca restano fuori dalla partita sulla base delle clausole di cui godono, nettamente contrari restano invece Ungheria, e Repubblica Ceca, mentre la Slovacchia continua a non pronunciarsi ufficialmente. Del fronte del sì fanno parte invece, oltre all'Italia, Grecia, Malta, Cipro, Germania, Svezia, Austria, Bulgaria, Slovenia, Francia, Lussemburgo. "La maggioranza c'è - continuano le fonti diplomatiche - ma nessuno vuole arrivare alla conta". L'altra faccia della medaglia della solidarietà resta però la richiesta europea di responsabilità a Italia e Grecia e rispetto delle regole su rimpatri veloci dei migranti economici, fotosegnalamenti e raccolta delle impronte.
Lo chiedono soprattutto Parigi (che insiste sulla differenza tra richiedenti asilo e migranti), Berlino e Vienna, da attuarsi anche con gli 'hotspot', i centri dove l'Europa vorrebbe smistare richiedenti asilo e migranti illegali. Domattina, prima della riunione ufficiale, il commissario Ue Dimitris Avramopoulos vedrà i ministri dell'Interno italiano Angelino Alfano, francese Bernard Cazneuve e tedesco Thomas de Maiziere.
I termini del compromesso individuato dovrebbero essere al centro della discussione, ma anche la questione dei controlli alle frontiere, che tuttavia la diplomazia spiega non come una sospensione di Schengen bensì come il rispetto del regolamento di Dublino, secondo il quale i migranti devono restare nel Paese di primo ingresso.
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