"Basta con questi leader
estremisti, basta con il fanatismo religioso, ormai non lo
tollero più. E' tempo che finalmente nella mia terra si torni a
parlare la lingua della comprensione e della pace. Ho ancora
speranza, non mi posso permettere il lusso di perderla". Noa,
nome d'arte di Achinoam Nini, è un' artista israeliana
conosciuta in tutto il mondo, impegnata in prima fila a favore
di una soluzione pacifica in Medio Oriente. Purtroppo è
abituata, ovunque si trovi a cantare nel mondo, a commentare le
frequenti stragi nel suo Paese. Nata a Tel Aviv, ma cresciuta a
New York, figlia di yemeniti costretti a fuggire dal loro Paese
dopo la nascita dello stato d'Israele, si trova a Bruxelles,
come testimonial d'onore di Rondine, Cittadella della Pace
Onlus, un'associazione che aiuta giovani di tutto il pianeta,
scampati dalle guerre.
"La strage di oggi non mi sorprende per nulla: certo -
commenta - oggi è stata colpita una sinagoga, un luogo sacro. Ma
da noi la gente muore per strada, ovunque. Da tempo c'è un bagno
di sangue. Chissà quando arriverà il momento di avere leader
politici all'altezza del loro compito". Ama molto il nostro
Paese, e soprattutto l'Unione europea: "Sono felice di essere
qui, nel Parlamento europeo, dove si è realizzata l'idea di una
comunità che ha scelto la pace e la cooperazione. L'Europa è un
modello per tutto il mondo. Spero che anche da noi un giorno si
possa realizzare una costruzione statuale come la vostra".
Grande fan di Barack Obama. Malgrado la sconfitta al voto di
medio termine, spera ancora possa ancora dare impulso al
processo di pace in Medio oriente: "E' un grande presidente,
sono molto dispiaciuto dell'esito delle ultime elezioni. Per
fortuna non l'hanno ammazzato, gli è andata meglio di Rabin. Mi
auguro che anche nei suoi ultimi mesi possa tirare un coniglio
fuori dal cilindro. Chissà quando avremo un altro presidente
così bravo e impegnato per la pace". Infine, sferra un attacco a
una parte della sinistra europea, quello radicalmente
anti-israeliana. "Credo che sia sbagliato puntare il dito contro
Israele, pensare che in questo conflitto ci siano i buoni e i
cattivi. Sarebbe meglio capire, conoscere prima di parlare". E
racconta un aneddoto: "Ero di recente in turnè a Vitoria, nei
Paesi Baschi. Un gruppo di separatisti minacciò di boicottarmi.
Io li invitai in albergo per parlare. Gli chiesi della loro
posizione contro la Spagna. Quindi la loro opinione sull'Eta. E
loro balbettarono, dicendo che era una storia complicata. Allora
gli dissi:' Se pensate che la vostra lotta, quello che vivete
ogni giorno, sia complicata, come fate a giudicare e avere le
idee tanto chiare, su chi ha torto e chi ha ragione, sul
conflitto israelo-palestinese? Rimasero zitti".
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