Cancellerie, sherpa e negoziatori sono ufficialmente tornati al lavoro dopo la pausa estiva, quando i contatti sono proseguiti informalmente. Il nodo è da una parte l'elevato numero di candidature per sostituire Catherine Ashton - oltre a Mogherini, "considerata la favorita" dallo Spiegel, ci sono anche il polacco Radoslav Sikorski e la bulgara Kristalina Georgieva -, e dall'altro un'opposta 'carenza' per il successore di Van Rompuy, per cui continuano a circolare i nomi della danese Helle Thorning-Schmidt, dei baltici Andrus Ansip e Valdis Dombrovskis, e del polacco Donald Tusk. E proprio la pressione crescente dei Baltici e dell'Est, con la crisi ucraina alle porte, è un altro nodo. Oltre alla questione dell'equilibrio di genere: c'è un disperato bisogno di donne e nominarne due per i 'top job' aiuterebbe il futuro presidente della Commissione Jean-Claude Juncker in difficoltà con le 'quote rosa'. C'è poi la questione dell'equilibrio tra le famiglie politiche: i popolari hanno sì vinto le elezioni europee, ma di giustezza sui socialisti. E i liberali, che si sono alleati nella 'grosse koalition' all'Europarlamento con queste due famiglie, ora reclamano una "adeguata rappresentanza" ai massimi livelli delle istituzioni Ue, dove al momento a prevalere sarebbero di gran lunga i popolari. Altrimenti, ha avvertito il leader dell'Alde Guy Verhofstadt, sarà "impossibile" per loro dare il sostegno alla futura Commissione Juncker in Aula a Strasburgo. Sarà però "impossibile", avvertono a loro volta le fonti Ue, "rispettare tutti questi criteri". A prevalere sarà quindi "un esercizio molto, molto politico" che i capi di Stato e di governo dovranno essere pronti a saper giocare.
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