"E' stata una decisione naturale, abbiamo visto un'opportunità con il nuovo codice di condotta, anche per dare il nostro contributo", ha detto all'ANSA l'ad e fondatore di Aruba Stefano Cecconi, spiegando che per i clienti di Aruba da un punto di vista pratico di protezione dei dati in verità "non cambierà tantissimo" in quanto viene già applicata la normativa italiana in materia, molto simile. "Il beneficio maggiore per i nostri clienti", invece, ha spiegato Cecconi, è che ora ci saranno le stesse regole in tutta Europa: "armonizzando le regole gli obblighi sono ben specificati e vengono applicati nello stesso modo in tutti i Paesi", eliminando i "dubbi su cosa devono fare" anche i consumatori. Così facendo "andiamo incontro ai nostri clienti", ha sottolineato il fondatore di Aruba, "quel che stiamo offrendo loro è la scelta del Paese dove devono essere processati i dati" e "in questo caso si è specificato di "dare la possibilità al cliente con precisione di conservare i dati nell'Ue con l'obbligo per il fornitore dei servizi cloud di non spostarli al di fuori dell'Ue neanche per questioni tecniche". Proteggendone così la confidenzialità. Si mette quindi la parola "fine", ha sottolineato Cecconi, all'atteggiamento finora prevalente del "'tu mi affidi i tuoi dati e poi io li metto da qualche parte'".
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