BRUXELLES - Irlanda, Germania e Francia. Poi ancora Spagna, Repubblica ceca, Lussemburgo, Lituania, Estonia, Danimarca, Slovenia e Cipro. Sono undici gli Stati membri che, in una lettera indirizzata alla presidenza belga dell'Ue e gli altri Stati membri, chiedono di sbloccare l'impasse politica sulla legge sul ripristino della natura al prossimo Consiglio Ambiente del 17 giugno, "La continua assenza di una maggioranza qualificata per l'accordo provvisorio, accuratamente negoziato, è molto preoccupante: un simile passo indietro su compromessi precedentemente concordati, frutto di lunghi mesi di negoziati, mette a rischio le nostre istituzioni democratiche e mette in discussione il processo decisionale dell'Ue", si legge nel documento promosso dall'Irlanda, in cui i firmatari incalzano ad "agire con urgenza e decisione per concludere il processo politico" sul regolamento. L'accordo raggiunto a novembre con l'Eurocamera è bloccato in Consiglio Ue dall'assenza di una maggioranza qualificata per convalidarlo: Svezia, Italia e Paesi Bassi avrebbero espresso l'intenzione di votare contro la legge mentre Finlandia, Polonia, Belgio e - cambiando idea all'ultimo - Ungheria, di astenersi (che ai fini della maggioranza qualificata vale come un 'no'). Nei fatti è sufficiente che uno dei Paesi in questione cambi idea per spostare gli equilibri in seno al Consiglio e convalidare l'accordo prima della fine della legislatura. La legge stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in determinati ecosistemi, dai terreni agricoli e foreste agli ecosistemi marini, d'acqua dolce e urbani. Nei mesi scorsi è stata a lungo contestata sia dall'Eurocamera sia dagli Stati membri che oggi vi si oppongono, complici anche le proteste degli agricoltori in tutta Europa.
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