Secondo la Bbc, Washington è poi pronta anche a nuove sanzioni. Nella Ue appare invece più difficile trovare l'intesa per andare oltre le misure varate tra luglio e settembre. Alla consueta diversità di vedute tra i 'falchi' (baltici ed est europei) e gli altri, si aggiunge la 'variabile' Grecia introdotta dalla vittoria di Alexis Tsipras nelle elezioni di domenica scorsa. Con il nuovo governo di Atene che, irritato dallo 'strappo' dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (che ieri, in un durissimo comunicato che di fatto scavalcava l'Alto rappresentante, annunciava nuove sanzioni), si è dissociata e potrebbe arrivare a porre veti.
Così i ministri degli esteri domani torneranno a condannare politicamente l'appoggio di Mosca ai separatisti. Sul piano pratico poi rinnoveranno fino a settembre prossimo le sanzioni in scadenza a marzo e ci si attende la decisione di allungare ulteriormente la 'black list' di persone e società russe cui sono stati congelati i beni. Inoltre dovranno valutare possibili nuove misure economiche che potrebbero essere valutate dal vertice informale dei leader del 12 febbraio. Ma mentre c'è chi ipotizza addirittura la sospensione della Russia dall'accordo interbancario Swift che regola le transazioni internazionali, fonti europee fanno osservare che "c'è poco spazio" per un ulteriore, deciso giro di vite di sanzioni economiche contro la Russia. Che, per partire, dovrebbero essere adottate ad una improbabile unanimità. Alle posizioni negoziali di Atene, che vuole marcare un nuovo corso nei rapporti con la Ue, in serata arriva lo stop da Berlino. "Il governo tedesco non è dell' opinione che si debbano riformulare le sanzioni contro la Russia in tempi brevi" dice il vicecancelliere Sigmar Gabriel alla tv pubblica Zdf.
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