Un gigante in cocciopesto e cemento arriva in cantina. Sono i vasi vinari prodotti da scarti di fornace che, riprendendo una tecnica messa a punto nell'antica Roma e poi ripresa per i tetti dei Sassi di Matera, si candidano alla produzione green di vini, veicolando design e artigianalità nella produzione enologica.
L'idea nasce in Toscana, a Ponsacco nel pisano, da un'azienda nata undici mesi fa, Drunk Turtle, che l'ha brevettata e tornerà al Vinitaly nello stand della Camera di Commercio di Pisa per illustrare i vantaggi ambientali di questo nuovo-antico strumento enotecnico. Si tratta, spiega in un incontro al Settembrini di Roma il designer Moreno Chiarugi, di un materiale derivante dall'impasto crudo composto da frammenti laterizi macinati (coccio), sabbia, legante cementizio e acqua di sorgente non clorata, che una volta asciutto può essere decorato come dimostrano i prototipi realizzati da Stefano De Renzis come omaggio all'arte di Mondrian e di Keith Haring.
Una tecnica antispreco, sottolinea poi Duccio Brini, proprietario di una tenuta vinicola di 22 ettari a Montepulciano, il Conventino, che la sta sperimentando sul Merlot, anche in termini energetici visto che non è prevista cottura ma solo una asciugatura naturale; non ci sono gabbie di ferro; nessun albero viene abbattuto ne' legno arso. Gli antichi Romani chiamavano questo materiale Opus Signinum e con esso rivestivano cisterne e vasche termali e preparavano un intonaco isolante.
Oggi i vasi vinari in cocciopesto rappresentano l'innovazione per il mondo dell'enologia grazie a tre innovazioni tecniche: la forma, internamente ovoidale che facilita la condensazione dei gas della fermentazione e la creazione di moti convettivi utili al mosto, le ampie dimensioni, ed il cocciopesto, totalmente naturale e traspirante per consentire una microssigenazione più lenta particolarmente adatta ai vini bianchi e il controllo della temperatura tramite una piastra, ricorda il terzo socio, l'imprenditore Mario Poggianti.
Alcune prove svolte in Canton Ticino e in Toscana, sottolineano i produttori toscani, ''hanno già dato vita a risultati interessanti con vini che risultano diversi, sia da un punto di vista chimico, sia da un punto di vista organolettico''.(ANSA).