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Vinitaly: UniCredit-Nomisma, vino italiano vale +60% Spagna

Ma nell'export Francia ancora al top, nostri listini prezzi -40%

Redazione ANSA VERONA
(ANSA) - VERONA, 02 APR - Il record "sfiorato" degli 8 miliardi di euro di export del 2022 è il risultato di un riposizionamento qualitativo del portfolio vini venduti oltre i confini nazionali. E' quanto evidenziato dall'indagine UniCredit-Nomisma presentata a VInitaly. Lo studio evidenzia che l'export del vino italiano è cresciuto, a valore, di quasi l'80% verso i mercati del Nord America e dell'Asia, riducendo così il peso di quelli europei, più "facili" da raggiungere ma spesso meno profittevoli. Tali sforzi portati avanti dai produttori hanno permesso un posizionamento più alto per il vino italiano che oggi ci pone, rispetto ai competitor, a +60% nel prezzo medio all'export rispetto al vino spagnolo e +39% nei confronti di quello cileno. Ma è il -40% rispetto a quello francese (purtroppo la stessa differenza di dieci anni fa) che ci ricorda come non ci si debba cullare sugli allori.

I gap da chiudere, rimarca lo studio a cura di Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma, sono diversi. Per alcune regioni vinicole il peso dei vini generici (la tipologia che nelle vendite in Gdo ha perso più del 15% a volumi in appena 5 anni) è ancora elevato: rispetto ad una media nazionale del 28% calcolata sulla produzione totale in quantità, arriva oltre il 40% in Emilia Romagna e Abruzzo e supera il 60% in Puglia. Anche se le imprese del Sud Italia sono quelle che hanno mostrato una maggior dinamicità nell'export dell'ultimo decennio (quelle di Abruzzo, Puglia e Campania in particolare con crescite tra l'80% e il 100% rispetto ad una media nazionale del 65%). (ANSA).

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