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Mozzarella Bufala Dop si innova, ma c'è chi dice no a 'frozen'

La 'zizzona' diviene Dop e arriva versione senza lattosio

di Alessandra Moneti ROMA

(di Alessandra Moneti)

La possibilità di vendere mozzarella di base in versione surgelata, solo per uso professionale e non al consumo al dettaglio, è un punto controverso, ma la bufala Dop punta a tante innovazioni, dal doppio bollino di qualità per la mozzarella artigianale che, oltre alla Dop, potrà fregiarsi del marchio 'Lavorato a mano"; al marchio Dop anche per i maxi formati, le trecce e la cosiddetta "zizzona''; ai piccoli produttori che potranno vendere anche l'affumicata; al via libera alla mozzarella "senza lattosio", solo ed esclusivamente quando il lattosio è presente in quantità inferiori ai limiti previsti dalle normative.

Sono le novità, insieme al divieto di acquistare materia prima latte di bufala diverso da quello certificato Dop, introdotte dalla modifica del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala campana Dop, approvata a maggio dall'Assemblea dei soci del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop.

''La novità più importante - sottolinea il presidente del Consorzio Domenico Raimondo - è quello del vincolo al latte di bufala Dop anche per le produzioni generiche. Vuol dire che in caseificio non può entrare nemmeno una goccia di latte né dal resto d'Italia né dall'estero, come può invece accadere oggi per produrre la non Dop. Noi diciamo ai casari: anche se vuoi produrre la non Dop devi usare latte certificato Dop. Con conseguenti benefici per gli allevatori".

Ma il punto controverso è quello della possibilità di commercializzare la mozzarella frozen a canali ho.re.ca (hotel, ristoranti e catering) che amplierebbe le vendite del prodotto-base nella distribuzione moderna. Consensi già espressi ad esempio da Coldiretti Campania, e alcune contrarietà come quella, in vista del voto della Regione Campania, del consigliere regionale del Movimento 5 stelle Michele Cammarano, nonché di Confagricoltura Caserta. ''La nostra - ha precisato all'ANSA il direttore del Consorzio Pier Maria Saccani - è una proposta molto strutturata che tutela tutta la filiera e i consumatori col divieto di acquistare materia prima latte di bufala diverso da quello certificato Dop. Tutela inoltre gli artigiani e i piccoli produttori e quindi il top di gamma con l'introduzione del marchio lavorato a mano. E innova la qualità del prodotto base che deve poter raggiungere i mercati esteri anche in versione frozen. Un punto controverso per chi non pensa a valorizzare la zootecnia in nome del folclore. Stiamo parlando di innovazione, come avvenne per il parmigiano in bustine, per un prodotto frozen che già si compra refrigerato a 4 gradi nella distribuzione moderna e che sempre più deve poter arrivare all'estero per le trasformazioni professionali".

Per ora nulla cambia perché sulle proposte dal Consorzio di Tutela della bufala Dop esprimeranno un parere le quattro regioni dell'area di produzione: Campania, Lazio, Molise e Puglia.

Poi si esprimerà il ministero delle Politiche agricole e alimentari che ha ricevuto il dossier il primo giugno, come precisato dal vice ministro Andrea Olivero in risposta all'interrogazione del senatore Sergio Puglia (M5S). Il parlamentare ha chiesto una semplificazione normativa in materia di tracciabilità, rilevando "la necessità di rendere il prodotto pienamente competitivo per la diffusione sui mercati esteri".

Ultimo parere atteso quello della Ue. 

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