(ANSA) - ROMA, 06 AGO - Dal mango all'avocado alla papaya,
volano i frutti tropicali che diventano italiani a km zero per
il caldo sempre più intenso degli ultimi anni. Il cambiamento
climatico in atto, infatti, ha fatto sì che queste coltivazioni
trovino terreno fertile nel Mezzogiorno, aggiungendosi alle
tante eccellenze dell'agroalimentare Made in Italy. Una realtà
confermata all'ANSA dalla Coldiretti che stima a oggi circa
mille ettari dedicati a queste colture tra Puglia, Sicilia e
Calabria, che hanno portato a raddoppiare la produzione in meno
di tre anni. Temperature che stanno rivoluzionando
l'agricoltura, portando sui campi frutti che fino a qualche anno
fa erano solo sugli scaffali importati. Al Sud vengono avviate
vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell'Asia e
dell'America Latina; a parte i 'soliti noti' ci sono lo zapote
nero che sa di cioccolato, l'annona dal sapore
acidulo-dolciastro, la feijoa simile ad prugna, il Casimiroa che
ricorda la pesca, fino al litchi; il tutto per un consumo totale
di oltre 900 mila tonnellate a livello nazionale.
Spicca la Puglia dove la Coldiretti segnala 500 ettari
dedicati alla frutta tropicale. A Castellaneta in provincia di
Taranto sono state piantumate altre 32 mila piante di avocado,
mentre in Salento in provincia di Lecce sono oltre 100 mila e 8
mila quelle di mango e altrettante di lime. Una vera e propria
rigenerazione del paesaggio, devastato negli ultimi anni dal
batterio della Xylella che riparte dagli alberi da frutto anche
tropicali. In provincia di Catania, sono ormai di prassi banane,
mango e avocado, grazie a tanti agricoltori che hanno deciso di
recuperare terreni abbandonati per il clima, destinati prima
alla produzione di arance e limoni. Una scelta vincente per
rispondere al 61% di italiani che, secondo Coldiretti,
acquisterebbero più tropicali italiani rispetto a quelli
stranieri, con il 71% disposto a pagare di più per avere la
sicurezza dell'origine. Non a caso a guidare la classifica dei
frutti esotici più gettonati c'è l'avocado (41%), seguito dal
mango e dalla papaya. Un business destinato a modificare i
consumi nei prossimi anni e quindi ad orientare le scelte
produttive delle aziende visto il clima. (ANSA).
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