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Il settore alimentare è più a rischio di quello agricolo

Secondo il Crif l'inflazione spinge i fatturati e i fallimenti

Redazione ANSA MILANO

Salgono i fatturati ma aumenta il rischio nel settore alimentare, con un tasso di fallimento in crescita fino al 4%, mentre regge quello agricolo, il cui tasso supera il 2%. Lo annuncia il Crif che indica che in entrambi i comparti solo il 5% delle aziende ha punteggi positivi di responsabilità sociale d'impresa (Esg). L'analisi condotta da Crif Ratings (gruppo Crif) ha riguardato un campione di circa 11mila aziende italiane del settore sulla base dei bilanci del 2021 disponibili. "Se da un lato - commenta Criff Ratings - nell'agroalimentare è stato registrato un deciso aumento dei fatturati, con una crescita generale del valore generato, dall'altro si è verificato un significativo incremento della rischiosità, con i default che a livello nazionale sono aumentati di almeno 1 punto percentuale".

Un peggioramento che è "il riflesso della forte esposizione del comparto all'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, mentre risultano più in linea con le evidenze nazionali i tassi di default nel settore agricolo". In pratica la "crescita record" dei fatturati è riconducibile prevalentemente alla spinta dell'inflazione, che ha portato le imprese dell'agroalimentare a rialzare i prezzi dei propri prodotti a listino. Secondo Luca D'Amico, amministratore delegato di Crif Ratings, nel 2023 i fatturati continueranno a progredire per effetto dell'inflazione, ma allo stesso tempo i margini operativi "resteranno sotto pressione".

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