Il problema dei rincari energetici e delle materie prime sta innescando un cortocircuito dannoso che rischia di mettere a repentaglio l'intera filiera agroalimentare di qualità, un patrimonio da 550 miliardi di euro. Lo ha denunciato Cia-Agricoltori Italiani in un incontro, nel precisare che per le imprese agricole di tutta Italia, andare avanti sta diventando impossibile. A rischio l'attività produttiva, semine e raccolti, con le eccellenze del Made in Italy. C'è tutta la catena del valore pronta a saltare, con i consumatori che cominciano a sentire nel carrello alimentare il peso dell'aumento dei prezzi.
"Solo il conto dell'energia per le imprese è stimato in 37 miliardi di euro nel 2022 - ha ricordato il presidente nazionale, Dino Scanavino - è chiaro quindi che gli oltre 5,5 miliardi annunciati dal Governo per gli interventi per aziende e famiglie non sono sufficienti ad arginare la crisi. Non basta agire sugli oneri di sistema o agevolare le sole realtà energivore - ha aggiunto - ora il Governo deve mettere sul tavolo interventi organici per ridurre, da un lato, la dipendenza energetica dall'estero e, dall'altro per snellire il carico economico sulle aziende agricole, "la dispensa del Paese" e sugli agriturismi che devono recuperare le chiusure di due anni di pandemia". Richieste quanto mai necessario, ha avvertito il presidente perché la fine dell'emergenza sanitaria prevista per il 31 marzo prossimo troverà il Paese in grande difficoltà, con agricoltori e cittadini costretti a pagare le conseguenze più pesanti dei rincari. "Per questo servirebbe un patto di sistema contro le speculazioni - ha detto ancora Scanavino - che potrebbe partire proprio dall'alleanza tra gli anelli ai due estremi della filiera, ovvero produttori agricoli e i consumatori".