Con il Po in secca a causa del gran caldo fuori stagione e dell'assenza di precipitazioni - eventi che hanno determinato un livello idrometrico del grande fiume pari a quello della scorsa estate - gli agricoltori hanno dato il via a irrigazioni di soccorso in tutto il nord Italia dal Piemonte all'Emilia-Romagna, dal Veneto fino alla Lombardia.
E' quanto lamenta la Coldiretti secondo cui la portata del Po è scesa per la prima volta quest'anno sotto la soglia dei mille metri cubi al secondo, con un -24% rispetto alla media del periodo mentre i fiumi dell'Emilia-Romagna, risultano "abbondantemente sotto la media mensile, dall'Enza, al Secchia, dal Reno alla Trebbia e la carenza idrica riguarda anche il lago di Como al quale mancano solo 20 centimetri prima di raggiungere il minimo storico di sempre con un riempimento di appena l'8,8% contro una media del 63,8%" Per questo, puntualizza la Coldiretti, a tutela delle coltivazioni "in Emilia-Romagna sono scattate le irrigazioni di soccorso da Parma sui campi seminati a Ferrara negli impianti di fragole e nei vivai, da Modena sulle piantine di pomodoro e di meloni a Ravenna su ortaggi e verdura, kiwi e vigneti fino a Piacenza su cipolle, mais e frumento. In Veneto il ricorso all'acqua d'emergenza è scattato per i campi già seminati di orzo e frumento e persino per i prati in particolare sulla la fascia Pedemontana e l'Alta Trevigiana ma anche l'area della Bassa Padovana lungo l'Adige, nella zona di Barbona, Vescovana, Granze e Stanghella. Irrigazioni anche nella zona di Alessandria e Cuneo in Piemonte".
Al fine di risparmiare "l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie - osserva in una nota il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile, un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici". Nel dettaglio, il progetto, spiega l'associazione, "prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali".