(ANSA) - ROMA, 16 FEB - Dall'unico castagneto dotato di
sistema di irrigazione in Liguria ai frassineti per la
produzione di manna, dolcificante naturale, in Sicilia. Poi i
boschi della Val Cadino, in Trentino, dove oltre ad esemplari di
cervo, camoscio e gallo cedrone, si incontrano i canali
artificiali in pietra che un tempo servivano a far scivolare i
tronchi per trasportarli lungo i fiumi e immetterli in un
fiorente mercato del legno, i castagni pluricentenari di
Moscheta, in Toscana, e la produzione di abeti della vicina
Vallombrosa, modello creato dai monaci benedettini ed esportato
nel mondo. Per arrivare ai noccioleti storici in Campania, ma
anche alla macchia mediterranea del Parco dell'Uccellina, che
per decenni ha dato vita all'erica per creare scope così come il
sottofondo dei campi da calcio e il carbone per la cottura dei
cibi.
È un vero e proprio viaggio alla scoperta del Paese attraverso
la storia dei luoghi dove la natura spesso ben si coniuga
all'intervento dell'uomo per esigenze alimentari, sociali ed
economiche, quello contenuto nell'Atlante dei boschi italiani di
Mauro Agnoletti, professore di Storia del paesaggio e
Pianificazione forestale all'Università di Firenze e titolare
della Cattedra Unesco sul paesaggio rurale. Sono 58 le schede
che compongono il volume presentato al ministero
dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
(Masaf).
"Tra le tante autenticità che rendono l'Italia un Paese
meraviglioso - ha fatto sapere il sottosegretario Masaf Patrizio
La Pietra in un messaggio - c'è l'ambiente e in particolare il
suo impareggiabile patrimonio boschivo. La nostra penisola vanta
una varietà di alberi, boschi e foreste che è difficile
immaginare e ancora più complesso elencare in maniera
esaustiva". La maggior parte degli italiani, ha sottolineato il
direttore generale economia montana e foreste del Masaf,
Alessandra Stefani, non sa che il 40% del territorio italiano è
boschivo e che ad essere aumentati sono i boschi di interesse
naturalistico, ma non quelli dal punto di vista della ricchezza
economica a causa dell'abbandono. "Le foreste italiane - ha
precisato Agnoletti, che ha editato il libro con Laterza, 2022 -
possono contribuire al valore culturale e paesaggistico
nazionale, visto che valiamo lo 0,20% del potenziale di
assorbimento di Co2. Un patrimonio forestale poco conosciuto,
pur essendo identitario, il cui aspetto economico andrebbe
recuperato per non perdere la biodiversità". (ANSA).
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