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Dantedì, anguille e brodetto in menu di pesce ora come allora

Fedagripesca, sapori cambiano modi di conservazione

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Anguille proposte anche come salume, pesce in gelatina e brodetti a volontà. A stilare alcuni dei piatti di pesce tipici del menu medioevale dei tempi di Dante è Fedagripesca-Confcooperativa, in occasione del Dantedì a sette secoli dalla sua scomparsa. Cambiano le tecniche di conservazione e lavorazione, ma i sapori della cucina di pesce di mare e di acqua dolce di allora sono quelli di oggi. Certo, data la precarietà dei trasporti dell'epoca, precisa l'associazione, il prodotto di mare era limitato alle località della costa, mentre quello d'acqua dolce ebbe un incremento con la formazione di stagni nelle zone di abbandono. Fatto sta che il consumo di pesce, più economico rispetto alla care, era molto diffuso soprattutto per rispettare i numerosi periodi di digiuno imposti dalla religione come la Quaresima.

Tra i pesci più frequentemente citati nei ricettari, oltre alle anguille nelle diverse declinazioni, c'era il pesce in gelatina, tipico piatto del giorno nelle taverne dalla realizzazione rapida, dalla conservazione facile; molto diffusi anche i brodetti di pesce che, grazie alla preparazione e all'uso dell'aceto, consentivano di conservare il piatto più a lungo e lasciarlo pronta per l'occasione. Tra i must dell'epoca c'era anche l'abitudine di friggere il pesce; facevano eccezione l'anguilla, da passare nel sale per poi cuocerla nel vino e la lampreda, da bollire nel vino prima di arrostirla con erbe e spezie. Pesce anche per insaporire, come il garum dell'epoca romana ancora in uso nel Medioevo, che in chiave moderna è diventato la colatura di alici. 

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