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Affronte, serve coordinamento europeo su fermo

'Barche italiane in porto, le croate no'. Interrogazione a Ue

Redazione ANSA RIMINI

- RIMINI - Sul fronte del fermo pesca per permettere il ripopolamento della fauna ittica nei nostri mari "coordiniamoci a livello europeo e mettiamoci d'accordo fra le varie nazioni che hanno marinerie attive nel Mediterraneo". A chiederlo è l'eurodeputato riminese Marco Affronte, ex Cinque Stelle, ora indipendente nel gruppo Verde.

"In queste settimane le barche italiane dell'alto Adriatico sono in porto per rispettare il fermo pesca biologico - ricorda il parlamentare europeo -, mentre quelle croate stanno pescando a più non posso. E' assurdo, non ha senso. Se è vero, com'è vero, che l'Europa sta cercando sempre più strumenti di regolamentazione transnazionale della pesca, perché allora - chiede Affronte - il periodo di fermo pesca lo scelgono i singoli stati membri? La risorsa sulla quale incidono - sottolinea il politico romagnolo - è la stessa, e il bacino il medesimo. Ai pesci non importa se sono pescati da reti italiane o croate. Come se non bastasse ora il pesce croato arriva direttamente sul mercato al dettaglio italiano con prezzi elevatissimi".

Quindi, argomenta, "si tratta di una situazione che mette a rischio i pescatori artigianali italiani, in una situazione di disparità coi dirimpettai croati. Per questo - conclude Affronte, che a Bruxelles siede proprio in commissione pesca - ho presentato un'interrogazione per capire se la Commissione Europea abbia intenzione di legiferare affinché anche i periodi di fermo-pesca siano coordinati fra i vari stati membri".


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