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Israele punta e investe sulla 'carne coltivata'

Nell'azienda 'Aleph Farms' dove si crea il nuovo alimento

Redazione ANSA
(di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - TEL AVIV, 13 APR - Al contrario dell'Italia, Israele ha già scelto la "carne coltivata". Il governo vede la questione della promozione delle proteine alternative come "uno degli obiettivi nazionali del Paese", che "rafforzerà l'economia israeliana". Israele - secondo l'intenzione dalla sua leadership politica - "sarà una grande potenza nel campo delle proteine alternative".

Solo questo mese - tanto per dare un'idea - l'Israel Innovation Authority, che insieme con Good Food Institute è coinvolta nella formulazione del piano nazionale, ha stanziato 18 milioni di dollari in sovvenzioni governative al più grande consorzio mondiale di aziende private e istituti di ricerca per la carne coltivata, tra cui l'azienda 'Aleph Farms'. Fondata nel 2017 da Didier Toubia - ingegnere alimentare e biologo - e da Shulamit Levenberg - esperta in ingegneria tessutale - l'azienda si trova a Rehovot, non distante da Tel Aviv, e ha collezionato diversi primati mondiali. Dalla prima 'fettina di manzo' coltivata al mondo nel 2018 alla prima 'costata di manzo' nel 2021, passando per il programma spaziale Aleph Zero, nel 2019, con cui è stato spedito sulla Stazione Spaziale Internazionale un dispositivo campione che conteneva in scala ridotta i primi passi del processo di crescita della carne.

Nel Visitor Center all'interno dell'impianto di produzione pilota di Aleph Farms, si hanno le spiegazioni sulla tecnologia impiegata nella coltura cellulare. "Confermare la sicurezza di una delle innovazioni più cruciali del mondo, fondamentale per la salute umana - ha spiegato Toubia - consente meglio alle autorità di regolamentazione, al pubblico in generale e alla comunità internazionale di compiere passi significativi verso sistemi alimentari più sostenibili e resilienti".

Per "digerire" i nuovi alimenti, è importante considerare anche il peso delle parole e la loro influenza. Carne "coltivata", "sintetica", "pulita", "artificiale", "in vitro" o "di laboratorio" sono tutte espressioni usate finora, ma non sempre considerate efficaci o trasparenti. E ad 'Aleph Farms' si interrogano persino sull'adeguatezza della parola "carne".

"Nella nostra visione - ha proseguito Toubia -, siamo invece davanti a un salto evolutivo del genere umano. Perché le cellule sono nuovi prodotti alimentari di origine animale, esattamente come carne e latticini". "E al pari della carne e del latte - ha continuato - le cellule coltivate possono essere declinate in una varietà di cibi. Crediamo che la parola 'bistecca' sia quella giusta per indicare il formato. Del resto espressioni come bistecca di tonno, di cavolfiore e di soia sono già di uso comune. Del termine 'carne', possiamo e dovremmo imparare a fare a meno. Anche per eliminare la sensazione errata - ha spiegato ancora - che ci sia una competizione con la carne tradizionale proveniente da allevamenti controllati e di qualità". Anche la FAO esorta gli organismi di regolamentazione nazionali a stabilire un linguaggio chiaro e coerente per mitigare i problemi di comunicazione, che sono fondamentali per la etichettatura. Senza dimenticare, infine, che nel caso della carne coltivata - come stabilito dal rabbino capo ashkenazita di Israele David Lau dopo una attenta valutazione dottrinaria - non ci sono problemi nel mischiarla con il latte, mix proibito invece dalle regole alimentari religiose ebraiche per le due sostanze originali. (ANSAmed).

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