Prosegue senza sosta la corsa del virus SarsCoV2 in Italia, con i nuovi casi che riprendono a salire dopo il calo del weekend e la curva dei ricoverati che continua a impennare. Si intravede però un piccolo segnale in controtendenza: cala il rapporto tra nuovi positivi e tamponi eseguiti, che si attesta al 7,5% contro il 9,4% di lunedì. È la prima volta che si registra una riduzione così significativa nelle ultime due settimane: bisognerà attendere i dati dei prossimi giorni per capire se si tratta di una casualità o di un primo effetto del Dpcm del 13 ottobre.
Lo rileva il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iac-Cnr). I numeri delle terapie intensive occupate (870, +73 rispetto a ieri) così come quello dei ricoverati nei reparti ordinari (8.454, +778 rispetto a ieri) "mostrano ancora un aumento giornaliero in crescita", spiega l'esperto. "Per intenderci, l'aumento registrato oggi è superiore a quello di ieri, qualitativamente in linea con la crescita esponenziale delle ultime due settimane".
È il rapporto tra numero dei nuovi positivi (10.874) e numero dei tamponi eseguiti (144.737) a far registrare un cambio di passo: "È la prima volta nelle ultime due settimane che vediamo un calo significativo di questo valore, dell'ordine del 20%", sottolinea il matematico. C'è la possibilità che questo dato sia solo frutto di una fluttuazione statistica. "Sappiamo che i dati giornalieri risentono di molte variabili, come la tempistica con cui vengono fatte le comunicazioni ufficiali", osserva Sebastiani. "Se invece il dato non fosse sporadico ma dovesse consolidarsi nei prossimi giorni, allora potremmo trovarci di fronte a un primo segnale degli effetti delle misure adottate col Dpcm del 13 ottobre: sappiamo che servono da una a due settimane per osservarne il riflesso sui nuovi contagi, mentre ne serviranno di più per vedere gli effetti su ricoveri e decessi". Bisogna infatti tenere presente che i dati del bollettino quotidiano non rispecchiano i casi del giorno. "Dal contagio alla notifica intercorre un ritardo medio di 15 giorni", spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Inoltre "la comunicazione dei nuovi casi dalle Regioni alla Protezione Civile non avviene in tempo reale".
Secondo Cartabellotta, farsi guidare dai numeri del giorno per definire l'entità delle misure di contenimento è la prima componente della "non-strategia" che sta portando a non introdurre misure drastiche per tutelare l'economia reiterando invece misure troppo deboli rispetto all'avanzata del virus. Pesanti critiche sulla gestione dell'epidemia arrivano anche dall'esperto di malattie infettive Andrea Crisanti. Su Lettera150, la rivista del think tank a cui aderiscono circa 250 accademici di varie discipline, l'esperto dell'Università di Padova denuncia come sia rimasto inascoltato il Piano nazionale tamponi che aveva proposto al governo ad agosto per dotare l'Italia di una rete di laboratori fissi e mobili e incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi eliminando le differenze regionali. Secondo Crisanti, con 10-12 mila casi al giorno il tracciamento è diventato impossibile e con le misure restrittive dell'ultimo Dpcm "si persiste nell'errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi. La mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull'economia, l'educazione e la vita di relazione". E dal direttore di malattie infettive del Sacco Massimo Galli e dai colleghi Marino Faccini, direttore UOC Medicina Preventiva nelle Comunità - Malattie Infettive dell'ATS Milano e Marco Rizzi, Direttore Malattie Infettive ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo, Presidente SIMIT Lombard arriva un appello: "Occorre agire adesso, con misure energiche, ma ancora sostenibili".