(ANSA) - ROMA, 02 SET - "La chiamano 'villa Inferno e mi
chiedo quante altre ville perverse esistano intorno a noi, in
cui si consuma l'adolescenza dei ragazzi: la strada, il web,
l'appartamento accanto al nostro..." A parlare è Luciano
Squillaci Presidente della F.I.C.T. Federazione Italiana
Comunità Terapeutichea a proposito del caso di Bologna.
" La droga in Italia ha un giro di affari - ricorda - di
oltre 15 miliardi di euro ed il consumo di sostanze è percepito
dai giovani come un marker di successo, identitario
pericolosissimo. Oggi, le droghe e i comportamenti additivi sono
i sostitutivi dei legami sociali. 'Spesso il male di vivere ho
incontrato…" e villa inferno' è uno dei luoghi in cui si è
manifestato.
"Abbiamo una adolescenza abbandonata in Italia - continua
Squillaci - ogni anno, ci dicono i dati, sono circa 4 mila i
ragazzi e le ragazze che decidono di togliersi la vita o tentano
di farlo. La società in cui viviamo è difficile, complessa,
accelerata dove si chiede agli adolescenti di essere già adulti.
Una società che ha delegato la formazione e la trasmissione dei
valori ad una cultura del "tutto e subito e che sia anche facile
ottenerlo".
"Nei servizi dei centri federati Fict nel 2019, circa il 62%
dei minori accolti hanno assunto come prima sostanza di abuso
l'eroina (12%), la cocaina (11%) e la cannabis (39%). E sono
solo una parte che chiede aiuto."
Afferma Squillaci: "riconsegniamo l'adolescenza ai nostri figli,
nuovi e solidi riferimenti valoriali, fortifichiamo reti sociali
e culturali che vadano a consolidare l'autostima ed il rispetto
del proprio corpo, ritornando all'"essere" per riconsegnare ai
giovani il loro giusto ruolo. Valorizziamo la cultura per
colmare e rispondere al vuoto e al malessere esistenziale."
"Abbiamo perso la connessione emotiva con i nostri figli,
-continua il presidente Fict -, connessi ad un mondo virtuale
dove un like è motivo di 'approvazione', la stima di sé è
delegata all'approvazione degli altri, diventando un modello
che è 'vuoto a perdere. 'Generazione dalla testa china' con i
tablet in mano, dove si vive la propria vita in terza persona,
senza esserne coinvolti e con ritmi di vita che durano secondi.
"Gli adulti tutti si assumano la responsabilità dei ragazzi
- conclude - perché loro sono il futuro: aiutiamoli a 'stare
sul pezzo delle loro emozioni'". (ANSA).