(ANSA) - TORINO, 17 FEB - Un robot chirurgico ha asportato
un tumore maligno al rene su una paziente sveglia, che a causa
della precedente asportazione di un polmone non sarebbe
sopravvissuta all'anestesia totale nell'80% dei casi.
L'eccezionale intervento è stato eseguito presso l'Urologia
universitaria dell'ospedale Molinette di Torino. Grazie alla
combinazione della tecnica robotica assistita con il sistema Da
Vinci e di tecnologie di ricostruzione tridimensionale delle
immagini che hanno guidato l'intervento, il tumore è stato
eliminato completamente, salvando il rene e la paziente.
L'anestesia è avvenuta tramite agopuntura.
L'operazione è stata pianificata in coordinamento fra
l'Anestesia ospedaliera e l'Anestesia universitaria delle
Molinette. Cruciale ottenere un livello di anestesia periferica
ottimale, in modo che la paziente restasse sveglia e
assolutamente immobile durante le due ore dell'intervento. In
caso contrario, i bracci di lavoro rigidi del sistema robotico
non avrebbero potuto operare in sicurezza.
"Quando esaminai la documentazione - spiega il professor
Paolo Gontero, direttore dell'Urologia universitaria
dell'ospedale torinese - dissi subito alla paziente che il caso
era oltremodo complesso poiché la chirurgia robotica, l'unica
tecnologia che ci avrebbe permesso di asportare un tumore di
oltre cinque centimetri in modo mini-invasivo salvando il rene,
non era mai stata usata in un paziente sveglio. Ma grazie alla
forza e al coraggio di questa donna, e alla collaborazione di un
team di alta professionalità, abbiamo dimostrato per la prima
volta al mondo la fattibilità dell'uso della tecnologia robotica
su paziente sveglio".
"Sono viva per un miracolo - sottolinea con voce squillante
la diretta interessata, 63 anni e tanta voglia di vivere - e ho
scoperto la possibilità che mi ha salvato la vita grazie a un
articolo di giornale. Sono di Roma e ho girato molti ospedali,
poi, grazie al Cielo, ho letto che a Torino venivano eseguiti
interventi chirurgici senza anestesia totale, usando
l'agopuntura. Devo la vita allo staff del professor Paolo
Gontero e a Fabio Gobbi, il medico che ha praticato l'anestesia
con questa tecnica innovativa. Voglio che tutti sappiano della
qualità eccelsa di questo ospedale. Qui ho trovato una
professionalità unica e una umanità davvero radicata in tutti,
dal portantino fino al primario. Sono rimasta ricoverata neppure
una settimana, poi ho salutato questo reparto splendido e sono
tornata a Roma in treno".
"La mia vita di lavoro - racconta - è stata nel mondo della
moda, per cui ero stata a Torino al Gft moltissimi anni fa,
all'inizio della mia carriera. Ora lavoro nell'orto e nel
giardino, ho tanti amici, e il Covid mi ha aiutata a riscoprire
tante bellissime cose. Nella vita non bisogna perdere tempo e si
deve godere di ogni momento. Io ero spacciatissima già otto anni
fa, ma sono sempre stata positiva. Occorre avere una buona
volontà di sopravvivere e fidarsi sempre degli altri: attitudini
che mi hanno salvata". (ANSA).