(di Francesca Pierleoni)
(ANSA) - ROMA, 27 APR - L'iniziale sottovalutazione della
portata della pandemia, con molti leader che ritenevano la
situazione sotto controllo (si mostrano, fra le altre, le
dichiarazioni di Conte a gennaio e dell'iraniano Rouhani a
febbraio, i cui toni sono drasticamente cambiati nelle settimane
successive); il modo in cui procede il contagio e le strade
scelte per affrontarlo, mentre si cerca il vaccino. E' un
viaggio per sommi capi ma comprensibile e esaustivo quello di
'Il Coronavirus in poche parole', la miniserie docu in tre
episodi che ha appena debuttato con la prima puntata (le altre
dovrebbero arrivare in estate) su Netflix.
Un programma 'instant', che nasce dal filone 'In poche
parole' creato da Netflix con Vox, che finora ha approfondito
con un linguaggio semplice e un ritmo efficace temi come il modo
in cui i codici informativi controllano le nostre vite e i
'pirati' del 21/o secolo. Ci avevano visto lungo a novembre,
quando avevano dedicato un episodio proprio al rischio di una
nuova pandemia (con interviste fra gli altri a Bill Gates e il
dr. Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance), utilizzato
come base di partenza per questa nuova full immersion, che ha
come voce narrante il Premio Oscar J.K Simmons.
"In termini di morti una pandemia farebbe concorrenza alle
guerre più devastanti del passato - aveva detto il creatore
della Microsoft al programma nel maggio 2019 -. L'economia si
fermerebbe, il costo per l'umanità sarebbe incredibile e nessun
Paese sarebbe immune dai problemi che tutto ciò creerebbe".
Allarmi lanciati anche dagli scienziati per anni, che ora sono
diventati drammaticamente realtà, come ci ricordano le immagini
delle sanificazioni di strade deserte in Cina o dei camion
militari, carichi di feretri, in Italia.
Si traccia la fenomenologia di questo nuovo coronavirus
zoonotico (passato, trasformandosi, dagli animali all'uomo),
esplorando, anche con grafici e proiezioni, le modalità e la
velocità di contagio: "All'inizio può essere scambiato per altre
malattie e questo lo rende più subdolo" si sottolinea. Fra gli
aspetti affrontati, le percentuali del rischio di morte e la
prevalenza di malati uomini su malati donne (in Italia, 69%
uomini e il 31% donne).
Le immagini dei medici italiani al lavoro negli ospedali sui
pazienti si uniscono alle dichiarazioni ai media di virologi
ormai di notorietà globale, come Anthony Fauci, a capo della
task force Usa che combatte il virus. In un impressionante
grafico che riassume l'impatto mondiale di altre pandemie, dalla
Spagnola del 1918/1919 (che si stima abbia contagiato una
persona su tre al mondo, uccidendo il 20% dei malati) al vaiolo
(che ha ucciso il 30% degli ammalati), il Covid-19 è giudicato
più letale, ma meno contagioso del morbillo e meno letale
dell'ebola: le sue stime più basse si potrebbero avvicinare a
quelle della Spagnola, "ma non è detto che la storia si debba
ripetere", si precisa.
Viene poi accantonata l'ipotesi della ricerca dell'immunità
di gregge: "In questo caso per arrivarci sarebbero morte milioni
di persone".
Come l'Italia "ha scoperto a marzo - si spiega - gli
ospedali faticano molto di più a salvare vite se troppi si
ammalano insieme". Una realtà a cui si aggiunge il commento di
una dottoressa italiana: "Una sofferenza così concentrata e
intensa e non credo di averla mai vista". Lo sguardo globale si
alterna alle storie personali, come quella del medico cinese Li
Wenliang (morto poi di Covid) dell'ospedale centrale di Wuhan,
che aveva cercato di avvertire altri dottori del pericolo, prima
che la polizia gli imponesse di smettere. "Se la Cina fosse
intervenuta con la quarantena tre settimane prima, il numero di
casi sarebbe stato del 95% minore nel Paese". Un ritardo che ha
pesato sul resto del mondo.
Spazio anche all'importanza del lockdown in attesa della
scoperta di un vaccino, su cui stanno lavorando
contemporaneamente centinaia di gruppi di scienziati nel mondo:
"Avremmo dovuto essere più pronti ma quando si tratta di
scienza, tecnologia e coordinamento, non siamo mai stati più
pronti". Stiamo combattendo "questa battaglia da quando siamo
sulla Terra - si conclude - e nessun virus ci ha ancora
sconfitto". (ANSA).