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Il gene delle 'curve femminili' può aumentare il rischio diabete

Alcune varianti sono associate al grasso sulla vita e a cellule adipose malate

Redazione ANSA ROMA

 Il gene che 'controlla le curve femminili' può aumentare il rischio di diabete di tipo 2. E' uno studio pubblicato sulla rivista Nature Genetics ad aver identificato la chiave genetica che nelle donne è legata alla creazione di nuove cellule adipose e che contribuisce ad aumentare fino al 30% la probabilità di ammalarsi di diabete.


    I ricercatori della Oxford University hanno esaminato l'effetto di alcune variazioni a carico di un gene chiave, chiamato KLF14, "coinvolto nel determinare se, nelle donne, il grasso in eccesso è immagazzinato intorno ai fianchi, dove tende ad essere privo di conseguenze metaboliche, o intorno alla vita, dove è probabile che aumenti il rischio di diabete", spiega Mark McCarthy, uno degli autori dello studio. Queste diverse varianti di KLF14 sono però 'pericolose' solo nelle donne e solo se si ereditano dalla madre. Laddove presenti hanno un impatto limitato sul peso complessivo, ma un impatto marcato su dove viene immagazzinato il grasso in eccesso nel corpo. Inoltre hanno un effetto sorprendente sulle dimensioni delle cellule adipose: nelle donne che ereditano dalla madre la variante 'cattiva' di KLF14 sono molto più grandi e piene di grasso, quindi più inefficienti e malsane. E in questi casi il rischio di diabete è del 30% più alto.


    I risultati dimostrano non solo come i geni influenzino in modo diverso persone di sesso diverso, ma anche che le anormalità nel tessuto adiposo possono contribuire, così come quelle nel fegato e nelle cellule produttrici di insulina, all'insorgenza del diabete. La scoperta "potrà contribuire a piani di prevenzione e trattamento più personalizzati", commenta Vincenzo Trischitta, ordinario di Endocrinologia all'Università La Sapienza. "Aggiunge infatti - prosegue l'esperto della Società Italiana di Diabetologia (Sid) - elementi utili allo sviluppo della medicina di precisione, la cui ambizione è utilizzare farmaci specifici per sottogruppi di pazienti simili, che presentano caratteristiche che li rendono più sensibili a determinate molecole. Il tutto con l'obiettivo di avere migliori risultati con minori effetti collaterali".
   

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