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In aula con il diabete, nessun rischio per vaccini

Sesti(Soc. diabetologia), per questi bimbi ancora piu' essenziali

Redazione ANSA LISBONA

(dell'inviata Manuela Correra)  LISBONA - Prima campanella di inizio lezioni anche per le decine di migliaia di bambini diabetici italiani, pronti a rientrare a scuola. Un rientro, afferma il presidente della Societa' italiana di diabetologia (Sid) Giorgio Sesti, che "non deve pero' destare preoccupazioni in genitori e insegnanti ed in occasione del quale va detto che non esiste alcuna controindicazione per I piccoli con diabete ad effettuare le vaccinazioni che da quest'anno diventano obbligatorie ai fini della frequenza scolastica". Anzi, avverte, "per questi bimbi le vaccinazioni sono ancora piu' importanti e dunque essenziali". In Italia, spiega Sesti dal Congresso dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), "si registrano circa 300mila persone con diabete di tipo 1, dei quali decine di migliaia sono bambini. Questa e' infatti la forma di diabete piu' presenta tra bimbi e adolescenti". Una malattia che e' pero' gestibile e che, a fronte delle vaccinazioni rese obbligatorie da quest'anno, "non presenta alcuna criticita'". Le dieci vaccinazioni obbligatorie, spiega Sesti, "sono infatti assolutamente compatibili con il diabete e non c'e' dunque assolutamente alcun rischio nell'effettuarle. Anzi, potremmo dire che per questi piccoli sono ancora piu' necessarie. Questo perche' il diabete e' una condizione che favorisce le infezioni e per questi bimbi e' maggiore anche il rischio di complicanze indotte dalle malattie". Il consiglio ai genitori, afferma, e' dunque quello di "vaccinare con serenita', anche per prevenire il rischio di contagi da bambini non vaccinati". Dall'esperto arrivano pero' anche altri consigli perche' l'anno scolastico parta 'col piede giusto' e, soprattutto, all'insegna di una piena integrazione: "La nostra battaglia e' perche' I bambini con diabete non vengano in alcun modo discriminati nelle scuole e nelle classi. Possono infatti fare qualunque cosa facciano gli altri, sia in termini di sport, anche agonistico, sia in riferimento alle gite o alter attivita'. Non vanno dunque create barriere psicologiche, facendo di questi piccoli dei veri e propri 'casi'". Quanto alle preoccupazioni degli insegnanti, rassicurante e' la risposta di Sesti: "Non bisogna avere paura.
    La cosa piu' importante e' infatti riconoscere I sintomi di una eventuale ipoglicemia, ma per fare cio' non bisogna essere medici. Si tratta tra l'altro di una condizione che potrebbe interessare qualunque persona e sarebbe dunque come non soccorrere una persona che si sente male per strada". I campanelli d'allarme segnali di ipoglicemia sono, spiega, "improvvisa disattenzione, se il bimbo ha la voce impastata e non riesce a parlare in modo fluido, pallore, sudorazione e tremori". In questi casi, avverte, "si interviene somministrando zuccheri come una caramella, un succo o mezza lattina di bibita e nel giro di 15 minuti di solito la situazione si risolve". Se la condizione persiste, "va fatta un'iniezione di glucagone ma la necessita' di un soccorso medico e' un'eventualita' rara".
    Ovviamente, conclude Sesti, "e' pero' auspicabile che gli insegnanti vengano formati alla gestione del bambino diabetico: per questo lanciamo un appello ai presidi affinche' organizzino incontri formativi nelle scuole. I diabetologi sono pronti ad intervenire, come gia' hanno fatto in alcune scuole, su tutto il territorio nazionale per garantire un'informazione corretta". 
   

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