(ANSA) - ROMA, 26 GEN - Il biometano è al centro dello
sviluppo dell'economia circolare. Una parte dell'opinione
pubblica, tuttavia, è contraria agli impianti. Tra le obiezioni
principali: le esalazioni di cattivo odore, le emissioni
inquinanti, l'impatto visivo, la circolazione di camion per il
rifornimento degli impianti, lo sviluppo di batteri patogeni.
Tutte obiezioni da parte dei territori che sono frutto di una
cattiva informazione, spesso creata ad arte. Queste criticità
sono state abbondantemente superate da moderne e consolidate
tecnologie. Ecco perché il biometano è il secondo tema scelto da
Legambiente e dalla Nuova Ecologia per Unfakenews, la nuova
campagna sulla corretta informazione ambientale.
Il biometano è un gas rinnovabile, prodotto da un processo di
trasformazione della materia organica tramite digestione
anaerobica, cioè priva di ossigeno. Gli impianti che permettono
questa trasformazione rappresentano la soluzione ottimale per il
trattamento di rifiuti organici, scarti dell'agroalimentare,
deiezioni animali e fanghi di depurazione.
Da questi si ottengono due prodotti, il biogas e il
digestato. Il primo, trasformato in biometano, sostituisce il
gas naturale di origine fossile, e può essere immesso nella rete
di distribuzione per consumi domestici o per i trasporti. Il
secondo può diventare fertilizzante naturale compost,
permettendo la riduzione dell'uso di fertilizzanti chimici.
Il rifiuto organico immesso nel digestore anaerobico "matura"
in un paio di mesi e si degrada in parte solida, il digestato
(che diventerà compost dopo una seconda lavorazione), e in
biogas. Il processo avviene in reattori chiusi, senza emissioni
in atmosfera.
Il biogas viene poi raffinato in biometano, eliminando
l'anidride carbonica e altre impurità. Fra queste, ci sono
ammoniaca e idrogeno solforato, che puzzano e sono dannosi per
la salute. Ma le consolidate tecnologie dei nuovi impianti hanno
risolto il problema delle emissioni inquinanti e degli odori.
Altri odori sgradevoli possono provenire da trasporto e
stoccaggio del materiale. Per questo i moderni impianti
prevedono un ambiente chiuso per il recepimento e lo stoccaggio
del materiale, dotato di unità di captazione e trattamento aria.
Ulteriori dubbi sono legati allo sviluppo di batteri patogeni
nel digestato. La letteratura scientifica è concorde nel
ritenere che il processo di digestione anaerobica abbatta il
contenuto della maggior parte dei batteri nocivi per l'uomo.
Il Italia c'è una cronica carenza di impianti di
compostaggio, specie nel Mezzogiorno. Questo impedisce di
riciclare una grande quantità di rifiuti, che finiscono invece
in discarica. La soluzione ottimale è realizzare gli impianti su
scala provinciale, nelle aree industriali, nei pressi dei luoghi
di maggior produzione dei rifiuti, in modo da limitare al
massimo lo spostamento di questi ultimi sul territorio.
L'Italia con i suoi 2mila impianti (l'80% dei quali è in
ambito agricolo) è il secondo produttore di biogas in Europa e
il quarto al mondo, ma il potenziale produttivo di biometano
potrebbe essere più elevato. Oggi secondo il Consorzio Italiano
Biogas solo il 15% dei reflui zootecnici viene trattato in
biodigestori che producono biometano. Nei prossimi 10 anni
questa percentuale potrebbe salire al 65%, passando dalla
produzione annua di 1,5 miliardi di m3 a 6,5. (ANSA).
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