(ANSA) - ROMA, 8 OTT - La maggiore diffusione delle auto
elettriche, e con esse la crescita della produzione di batterie
agli ioni di litio, potrebbe comportare a medio termine un
peggioramento delle emissioni di CO2, ottenendo dunque un
risultato opposto agli obiettivi per cui si sta attuando la
transizione energetica. Una ricerca diffusa da Roskill - il
colosso dell'analisi e della valutazione del mercato dei
minerali - evidenzia infatti che l'aumento della domanda di
litio potrebbe far triplicare - con le varie fasi di estrazione,
produzione, trasporto e fabbricazione - entro il 2025 le
emissioni di CO2 e addirittura farle crescere di un fattore sei
entro il 2030. Come si legge nell'ultimo Sustainability
Monitor di Roskill, e nel successivo White Paper, all'origine di
questa problematica ci sono aspetti legati alla estrazione e al
trattamento del minerale. Esiste infatti un netto contrasto
nell'intensità delle emissioni (equivalenti) di CO2 tra le
operazioni di estrazione da acque salmastre ad alta
concentrazione (salamoia o 'brine') e quelle minerarie con rocce
di pirosseno di litio e alluminio. In media, il litio
proveniente da fonti rocciose comportano una media di 9
tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di carbonato di litio
raffinato (LCE) prodotto, quasi il triplo per tonnellata di LCE
ottenuto dal 'brine'. Questo dato, si legge nel rapporto di
Roskill, non sorprende vista la natura più energivora
dell'estrazione mineraria insieme a quanto viene prodotto per la
spedizione (ad alta intensità di emissioni di CO2) dal sito
minerario in Cina agli impianti per la raffinazione. La
preoccupante prospettiva di arrivare a 13,5 milioni di
tonnellate di CO2 emesse per la sola produzione dell'elemento
base delle batterie potrebbe essere allontanata con il
progressivo abbandono della estrazione del minerale, a favore
dello sfruttamento dei depositi di 'brine'. Come descritto
dallo United States Geological Survey (USGS), i depositi
sotterranei di acque salmastre contenenti litio sono abbondanti
in natura - principalmente in Cile, Argentina e in Nevada, negli
Stati Uniti - e il processo di estrazione è relativamente
semplice. La 'salamoia' viene pompata in superficie per essere
evaporata in una successione di stagni, per raggiungere una
purezza adatta alla elaborazione in un impianto chimico da cui
proviene il prodotto finale, il carbonato di litio. Il litio
può anche essere estratto dalle argille di litio (hectorite) e
dalle salamoie di petrolio (petrolitio). In partciolare
quest'ultimo è un nuovo approccio che sfrutta la concentrazione
di litio e altri elementi dalle acque reflue (salamoia) che
accompagnano la produzione di petrolio e gas. Secondo la
canadese MGX Minerals Inc, questa nuova tecnologia potrebbe
migliorare e alterare drasticamente il panorama energetico nei
prossimi decenni. (ANSA)