Quotidiano Energia - Il vertiginoso aumento dei costi delle materie prime e della logistica mette a rischio il 56% dei 90 GW di progetti fotovoltaici pianificati a livello mondiale nel 2022. E’ l’allarme lanciato da uno studio di Rystad Energy, secondo cui la crescita delle quotazioni delle commodity e i colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento potrebbero portare al rinvio o addirittura alla cancellazione di progetti per un totale di 50 GW, con un inevitabile impatto sulla domanda e sui prezzi finali dell’energia solare.
La società di ricerca norvegese sottolinea che dal gennaio 2020 ad oggi il costo del polisilicio è salito di oltre il 300%. Inoltre, si è registrato un forte rincaro per altre materie prime utilizzate dall’industria solare come argento, rame, alluminio e vetro.
Tali aumenti hanno esercitato una forte pressione sui costi di produzione dei moduli FV, cresciuti di quasi il 50% in un anno: da meno di 0,20 $ per W nel 2020 a 0,26-0,28 $/W nella seconda metà del 2021.
A questo si è aggiunto il rincaro della logistica. Prima del 2021, il trasporto aveva un impatto minimo sul costo di produzione complessivo del FV, ma i ritardi e i colli di bottiglia innescati dalla pandemia hanno portato a una crescita dei prezzi di quasi il 500%, dagli 0,005 $/W del settembre 2019 a 0,03 $/W questo mese.
Nel complesso, sottolinea Rystad Energy, l’aumento dei costi dei moduli e della logistica ha un impatto significativo sull’economia dei progetti FV, il cui capex è costituito in genere da tali voci per il 25-30%.
Un confronto del costo dell’elettricità (Lcoe) degli impianti solari tra l’anno scorso e oggi indica un incremento compreso tra il 10 e il 15%.
“Non si prevede che gli attuali colli di bottiglia siano eliminati entro i prossimi 12 mesi e ciò significa che gli sviluppatori e gli offtaker dovranno decidere se ridurre i loro margini, ritardare i progetti o aumentare i prezzi di ritiro dell’energia”, ha commentato l’analista senior rinnovabili di Rystad Energy, David Dixon.