Quotidiano Energia - Dopo la presa di posizione del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, prosegue il dibattito sulla fattibilità del fotovoltaico a terra su aree agricole.
In questo caso a intervenire è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). Che non chiude la porta ma si schiera contro la “possibile proliferazione di campi solari a terra”.
“Da anni i Consorzi di bonifica ed irrigazione sono impegnati nella produzione di energia rinnovabile anche solare – sottolinea in una nota il presidente Francesco Vincenzi - contribuendo al raggiungimento del fabbisogno nazionale, ma soprattutto con l’obbiettivo di migliorare i bilanci degli enti, diminuendo l’onere contributivo a carico dei consorziati ed incrementando così anche la redditività delle imprese agricole. Il tutto senza occupare terreni coltivabili, ma utilizzando le superfici degli impianti idraulici”.
“La nostra –continua il Presidente di Anbi – non è solo una battaglia di principio, ma una concreta scelta di efficienza”.
Attualmente sono 76 gli impianti fotovoltaici, gestiti da Consorzi di bonifica ed irrigazione, capaci di produrre circa 2 milioni di kilowattora all’anno. A ciò vanno aggiunti 244 impianti idroelettrici, che annualmente producono 495 milioni di kilowattora. Quantitativi “certo non risolutivi del fabbisogno energetico green del Paese”, ma che “contribuiscono in una logica di sostenibilità all’economia del settore agroalimentare, che vale 538 miliardi di euro e garantisce 3.600.000 posti di lavoro”, rimarca la nota.
“Inoltre – aggiunge Massimo Gargano, dg di Anbi – la ricerca applicata, sviluppata dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, ha portato alla sperimentazione dei pannelli solari galleggianti, utilizzabili sia in piccoli bacini aziendali che su porzioni di grandi superfici lacustri. I test ne hanno confermato la funzionalità, registrando come la minore esposizione al sole, conseguenza della posizione orizzontale dei pannelli appoggiati su una superficie idrica, sia compensata dalla maggiore rifrazione e dal minore surriscaldamento, dovuti alla vicinanza con l’acqua. Senza contare – conclude il dgdi Anbi – l’annullamento dell’impatto visivo, così penalizzante la bellezza del territorio italiano”.
Sulla questione il deputato Franco Manzato (Lega) ha annunciato nei giorni scorsi la presentazione di un’interrogazione ai ministri della Transizione ecologica e dell’Agricoltura chiedendo “un punto di equilibrio". Nell'intervista a QE, la responsabile per la transizione ecologica del Partito Democratico Chiara Braga si è detta contraria a "un approccio ideologico" affermando però che "serve molta attenzione e capacità di discernere i casi dove gli impianti si possono costruire e dove no".