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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Aste Fer Ue: “Servono semplificazioni”

Le risposte alla consultazione di Confindustria, EF, Eni, Enel, Snam, Erg, Edison (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Sono numerosi e a volte di segno opposto i commenti italiani alla consultazione sul meccanismo Ue per il finanziamento delle energie rinnovabili, lanciata da Bruxelles un mese fa. Ma su una cosa sembrano essere tutti d’accordo: senza una semplificazione degli iter autorizzativi il meccanismo rischia di fallire il suo obiettivo, ovvero permettere agli Stati membri che non rispettano la prevista traiettoria di crescita delle Fer di ottenere “crediti” sostenendo economicamente progetti in altri Paesi.


Alla consultazione, chiusasi mercoledì 3 giugno, hanno risposto 81 soggetti, tra i quali Confindustria, Elettricità Futura, Eni, Enel, Snam, Erg ed Edison.

Semplificare gli iter autorizzativi

Tra i temi sollevati, come detto, figura innanzitutto quello delle semplificazioni. Per Erg, “il meccanismo è stato concepito partendo dal presupposto che l’elemento critico per lo sviluppo delle Fer fosse il finanziamento di progetti, ma oggi è il processo di autorizzazione l’aspetto più urgente da affrontare”. La Ue, rileva la società, dovrebbe pertanto introdurre “linee guida specifiche sulle autorizzazioni Fer applicabili in ciascuno Stato membro” e al contempo far sì che i progetti siano “pienamente autorizzati prima dell’asta”.

Il permitting è di “primario rilievo” anche per EF, “poiché il meccanismo acquisirebbe reale efficacia solo se accompagnato da norme per la costruzione e l’esercizio degli impianti, compresa la connessione alla rete, snelle e proporzionate”. Analogamente, Enel chiede per i progetti selezionati nelle aste “procedure autorizzative semplificate e accelerate, possibilmente armonizzate tra i Paesi ospitanti, Snam di “garantire che le diverse procedure autorizzative applicate in tutta Europa non scoraggino gli investimenti in progetti Fer in alcuni Stati membri rispetto ad altri” ed Eni di “continuare con la piena attuazione delle disposizioni di Red II per accelerare e semplificare le autorizzazioni”. Edison considera “auspicabile che i progetti relativi al meccanismo godano di procedure semplificate”.

Confindustria propone per parte sua “azioni di armonizzazione delle procedure amministrative a livello nazionale e regionale fra i diversi Paesi”.

Coordinamento con gli schemi di sostegno nazionali e i piani Ue

Un’altra questione toccata da tutti i partecipanti italiani alla consultazione è il coordinamento con gli schemi di sostegno nazionali alle Fer e con i piani europei.

EF domanda alla Commissione chiarimenti sulla “possibilità di cumulo” e di esplicitare “le relazioni con le misure che verranno adottate per la ripresa post Covid-19”. Richiesta, quest’ultima, formulata anche da Eni, Enel ed Erg, mentre Edison avverte che “il meccanismo dovrà prendere in considerazione le politiche nazionali di sostegno alle Fer che ciascuno Stato membro ha già attuato, senza alterare la concorrenza e rafforzando il mercato unico”.

Sulla stessa linea Confindustria, che in mancanza di una gestione efficace della cumulabilità fra i diversi strumenti nazionali e comunitari paventa il rischio di “sovra-remunerazioni o inefficienze”.

Politiche nazionali, risorse e tutela degli investitori

Oltre a coordinarsi con le politiche Ue e nazionali, il meccanismo “non deve diventare un modo per evitare le attività per l’integrazione delle Fer”. E’ l’opinione di Erg, sposata da EF, secondo cui il meccanismo non deve essere “alternativo agli schemi di supporto domestici individuati nei Pniec”.

Anche per Snam si dovrebbero evitare “distorsioni dei mercati nazionali dell’energia, quindi non incidere sulle dinamiche concorrenziali tra gli Stati membri”.

Centrale sarà inoltre la provenienza dei fondi che finanzieranno le aste e il coinvolgimento dei privati, avvisano EF e Confindustria, che premono inoltre per “forme di garanzia a tutela degli investitori, in base alle quali la Ue si assuma la responsabilità in caso di modifiche retroattive”.

Più chiarezza sulle modalità con cui gli operatori privati parteciperanno al meccanismo è auspicata anche da Enel ed Eni, quest’ultima con la proposta di “un legame più stretto con il sistema europeo delle garanzie di origine”. Il Cane a sei zampe invoca altresì una “estensione delle disposizioni sulla protezione dai rischi alle modifiche retroattive e ad altri rischi normativi” e l’Enel chiede dettagli sulla durata del meccanismo, sui criteri di ammissibilità e di aggiudicazione dei progetti Fer, su come e in quale misura i fondi e i programmi Ue finanzieranno le aste e in che modo saranno finanziati i pagamenti nazionali “considerato che dovrebbero essere evitati oneri aggiuntivi sulle tariffe elettriche”.

Tecnologie ammissibili e repowering

Un punto su cui i rispondenti italiani alla consultazione mostrano differenze anche marcate è quello della neutralità tecnologica e delle fonti che parteciperanno alle aste Ue.

La neutralità è citata espressamente da EF e Confindustria. Ma la prima propone aste con “correttivi per guidare il sistema verso un mix di generazione sostenibile e non sbilanciato” e la seconda – oltre a “premialità o criteri di priorità per progetti sviluppati attraverso l’attivazione di una filiera delle Fer in Europa” – è a favore di “criteri di valutazione nella definizione delle ‘call’ che tengano conto del rendimento energetico migliore”. A tal fine, l’associazione degli industriali ipotizza un “ceiling price” che rispecchi l’evoluzione tecnologica delle Fer e dei prezzi “prendendo come riferimento l’Lcoe di ciascuna fonte”.

Su un tetto di prezzo da fissare in base “all’evoluzione tecnologica delle Fer e dei prezzi di ciascuna fonte, prendendo a riferimento il Lcoe”, insiste anche Edison, propensa a promuovere “soluzioni innovative, come i progetti integrati con i sistemi di stoccaggio” (sullo storage insistono pure Confindustria ed Enel). Il meccanismo, “pur rispettando la neutralità tecnologica”, dovrebbe inoltre favorire “le Fer più efficienti dal punto di vista energetico per massimizzare la produzione di energia fornendo criteri prioritari nell’invito a presentare proposte”, sostiene Foro Buonaparte.

La neutralità tecnologica è citata anche da Enel, secondo cui il meccanismo dovrebbe dare priorità ai progetti nelle aree industriali dismesse. Erg, invece, è incline a “gare specifiche per tecnologia, per evitare il predominio tecnologico dell’una rispetto alle altre”, con una preferenza per le tecnologie “più mature e comprovate, come eolico, fotovoltaico e idroelettrico”.

Eni, per parte sua, chiede di includere nel meccanismo biometano e “power-to-x” e “criteri di bonus” legati a innovazione (“per promuovere tecnologie meno mature come solare galleggiante o energia marina”) e sostenibilità (“per valorizzare gli impianti con il maggiore impatto in termini di riduzione delle emissioni di CO2”). Snam vorrebbe incentivi aggiuntivi o attribuzione di priorità per “i progetti con particolari caratteristiche innovative”.

Corale la richiesta di ammettere alle aste i progetti di repowering. In aggiunta, alle procedure dovrebbero essere ammessi secondo EF anche gli impianti “ancora in condizioni efficienti di funzionamento al termine della vita incentivata” e secondo Snam “la conversione di impianti esistenti” (es. a biogas convertiti in biometano).

Ripartizione della capacità e ruolo della Commissione

Ulteriori argomenti affrontati dai rispondenti sono il ruolo della Commissione e la ripartizione dell’energia prodotta tra Stati membri contributori e ospitanti, attualmente proposta all’80 e 20% rispettivamente. Una modifica per accrescere la quota degli ospitanti sta a cuore a Confindustria e Snam, mentre Eni chiede che l’esecutivo comunitario possa decidere sia l'ambito di assegnazione della sovvenzione che la forma di sostegno ed Erg “aste e contingenti gestiti direttamente da Bruxelles”.

Infine, per Eni si dovrebbero includere nel meccanismo i Paesi extra-Ue e per Enel dovrebbero essere fissati “strumenti innovativi di finanziamento sostenibile volti a ridurre il costo del debito per le imprese”.