Quotidiano Energia - E’ un maxi-piano da 33 miliardi di euro nei prossimi 15 anni quello presentato oggi dall’operatore della rete elettrica francese, Rte, che dovrà assecondare “il forte sviluppo delle fonti rinnovabili (soprattutto eolico e fotovoltaico), la chiusura delle centrali a carbone entro il 2022, la progressiva riduzione della capacità nucleare (chiusura di due reattori di Fessenheim nel 2020 e quindi di una dozzina di altre unità tra il 2025 e il 2035), l’elettrificazione dei settori trasporti, edilizia e industria e la produzione di idrogeno”.
In base al piano di sviluppo di Rte, presentato adesso per l’approvazione al ministero della Transizione ecologica e al regolatore Cre, saranno investiti nel prossimo decennio circa 2 mld € all’anno (contro gli attuali 1,3 mld €), in particolare per la digitalizzazione e il rinnovo delle reti (che oggi hanno un’età media di 50 anni), il raddoppio delle interconnessioni con i Paesi vicini entro il 2035 (incluso l’elettrodotto Savoia-Piemonte) e il collegamento dei parchi eolici offshore a un ritmo di 1 GW all’anno.
Il piano (disponibile in allegato sul sito di Quotidiano Energia) “costituisce una tappa essenziale per l’attuazione degli orientamenti della futura Programmazione pluriennale dell’energia (Ppe) e l’evoluzione dei mix energetici dei Paesi vicini”, sottolinea Rte.
Interpellato a margine della presentazione del piano, il direttore Strategia e Pianificazione di Rte, Thomas Veyrenc, ha precisato che, per centrare l’obiettivo di riduzione della quota del nucleare nel mix francese dall’attuale 75 al 50% entro il 2035, Edf chiuderà 12 reattori nelle centrali di Tricastin, Cruas, Bugey, Blayais, Chinon e Dampierre (che al momento hanno una potenza di 3,6 GW ciascuna) e in quelle di Gravelines (5,4 GW) e Saint-Laurent (1,8 GW).
Non per questo Edf si disimpegnerà dall’atomo. Al contrario, il gruppo di Jean-Bernard Lévy ha annunciato proprio oggi a Vienna, in occasione della conferenza generale dell’Aiea, un’iniziativa per lo sviluppo di un nuovo reattore modulare di piccole dimensioni (Small modular reactor, Smr) assieme a Cea, Naval Group e TechnicAtome.
L’iniziativa, denominata Nuward, punta alla realizzazione di un Smr da 300-400 MW sfruttando le competenze di Edf nell’architettura di insieme e nella gestione dei reattori, dell’ente per la R&S energetica Cea nelle nuove tecnologie, di Naval Group nelle strutture modulari e di TechnicAtome nella concezione di reattori compatti.
Nuward, basato sulla tecnologia Pwr, “è destinato a rispondere al crescente fabbisogno di elettricità decarbonizzata, sicura e competitiva in tutto il mondo”, spiega una nota, aggiungendo che Edf e Cea hanno anche “avviato discussioni con Westinghouse Electric Company per una cooperazione in materia di Smr”.
Nel frattempo, però, Edf è alle prese con i crescenti problemi al parco nucleare transalpino. Sempre oggi, il gruppo ha dovuto comunicare il fermo dell’unità 1 di Flamanville, nella quale sono state riscontrate “tracce di corrosione su alcuni supporti di fissaggio dei sistemi ausiliari dei motori diesel di emergenza, che non permettono di garantire la loro perfetta tenuta in caso di terremoto”.
L’unità 1 di Flamanville sarà dunque arrestata domani per un tempo “che sarà definito in funzione della natura precisa delle riparazioni da effettuare”, mentre l’unità 2 è ferma dall’inizio di quest’anno per il controllo decennale (che dovrebbe terminare il prossimo dicembre).