Quotidiano Energia - “Il Tribunale non può che concordare con l’Italia sul fatto che un investitore prudente avrebbe dovuto prevedere la riduzione delle tariffe del conto energia e la deroga della possibilità di combinare due incentivi (conto energia con prezzo minimo)”. E’ la motivazione con cui il Centro internazionale per il regolamento delle controversie sugli investimenti della Banca Mondiale (Icsid) ha respinto il ricorso di Belenergia contro lo “spalma-incentivi” (decreto 24 giugno 2014 convertito dalla legge 116/2014), che secondo la società lussemburghese avrebbe violato la Carta dell’Energia.
A quanto appreso da QE, il Tribunale ha inoltre ritenuto che “un investitore prudente avrebbe dovuto considerare altri sistemi incentivanti europei”, poiché “gli incentivi italiani erano più altri di quelli di Paesi come Francia e Germania, sebbene l’irradiazione solare in Italia sia più alta che in Germania e Francia”.
La decisione dell’Icsid ha anche riconosciuto la legittimità dei “prezzi minimi garantiti”, alla luce della possibilità riconosciuta dalla legge all’Arera di rivedere annualmente il valore di tale remunerazione.
Nel corso del procedimento, nel quale è intervenuta come parte non coinvolta nella controversia anche la Commissione europea, l’Italia ha sostenuto che la Carta dell’Energia non deve essere applicata a dispute intra-Ue e che quindi il foro appropriato per il ricorso è un Tribunale italiano, che può eventualmente investire della questione la Corte di Giustizia Ue. L’Icsid ha però ribadito che l’appartenenza alla Ue dei soggetti coinvolti in un arbitrato internazionale non comporta che l’arbitrato stesso debba essere ricondotto nell’ambito comunitario e ha quindi confermato la propria giurisdizione sul ricorso.
La vittoria, che ha respinto una richiesta di risarcimento danni per 19,2 milioni di euro, segue quella che l’Italia ha ottenuto nel 2017 su Blusun, anche se la società belga ha chiesto l’annullamento della decisione. Roma ha perso invece l’arbitrato intentato da Athena Investments, che alla fine dell’anno scorso ha ottenuto dalla Camera di Commercio di Stoccolma (Scc) il riconoscimento di un risarcimento di 7,4 mln € sempre per il taglio agli incentivi FV.
Contro l’Italia sono stati sinora intentati una decina di arbitrati sulla scorta della Carta dell’Energia, trattato dal quale il nostro Paese ha deciso di uscire nel 2015 ma che continuerà ad applicarsi fino al gennaio 2036.
Il mese scorso, rispondendo a un quesito del Consiglio di Stato italiano, la Corte di Giustizia Ue ha stabilito che la direttiva 2009/28 sulle fonti rinnovabili “non osta a una normativa nazionale che consente a uno Stato membro di prevedere la riduzione, o perfino la soppressione, delle tariffe incentivanti in precedenza stabilite per l’energia prodotta da impianti solari fotovoltaici”.