Quotidiano Energia - Le incognite dei dazi Usa e lo spostamento sempre più a est di produzione e vendite, ma soprattutto la rivoluzione tecnologica che sta investendo tutta la filiera. Bonus/malus a parte, è uno scenario in profondo mutamento quello davanti al settore automotive, fotografato nel report “Bilancio a 4Ruote” realizzato da Cdp, Sace Simest e Anfia, in collaborazione con AlixPartners, presentato a Milano nella sede di Borsa italiana.
Accanto all’auto connessa, alla guida autonoma e alla mobilità condivisa, tra le “principali direttrici che stanno ridefinendo il settore” lo studio dà ampio spazio al tema dell’elettrificazione, per la quale prevede a livello globale 255 mld € di investimenti entro il 2023 (50 mld solo in Cina). Di questi, 184 mld riguarderanno i fornitori e 25-40 mld la loro filiera, di cui 3,5 mld in Italia.
“I policy maker”, osserva l’analisi, continuano “a chiedere al settore un ulteriore sforzo di decarbonizzazione” e “l’elettrificazione dei veicoli, insieme al ricorso a motorizzazioni che impiegano carburanti alternativi, è ormai considerata una delle principali opzioni per la decarbonizzazione”. “Stante la rilevanza degli interventi a sostegno dell’introduzione di veicoli a basse emissioni”, resta tuttavia aperto secondo lo studio “il tema delle fonti energetiche impiegate per la produzione dell’energia elettrica”, perché “basse emissioni implicano trasporti ‘puliti’ solo nel caso in cui si incida anche sul mix energetico”.
In Italia, rileva il rapporto, “la diffusione di massa dell’auto elettrica lamenta l’assenza di una strategia d’azione sistemica e integrata a livello nazionale, a differenza dei principali competitor internazionali che hanno stabilito obiettivi precisi e di lungo periodo”. Una difficoltà a cui si somma peraltro la nota questione del maggiore costo dei veicoli a batteria.
Guardando alle tecnologie di powertrain, lo studio sottolinea che “i costi di produzione sono ancora elevati” e le batterie “mostrano ancora un’autonomia ridotta e tempi di ricarica lunghi”. La “parità tecnologica tra propulsione elettrica e motore termico sarà raggiunta attorno al 2025”, prosegue lo studio, “consentendo un allineamento dei costi di acquisto per il cliente finale solo nel 2030”.
Messa poi in evidenza “la necessità di garantire la capillarità infrastrutturale delle colonnine di ricarica sul territorio, specialmente in un contesto come quello italiano che, rispetto ad altri Paesi europei, vede una presenza inferiore di popolazione urbana”. Inoltre, “occorre considerare il fabbisogno energetico del sistema e la rimodulazione delle fasce di picco della domanda”: se “la prima sfida dell’auto elettrica è quella delle batterie – insiste lo studio - la seconda è quindi sicuramente quella delle reti di ricarica”.
“Il passaggio a sistemi di trasporto a basse emissioni impone quindi una sfida tecnologica non da poco, obbligando i policy maker ad attente riflessioni sulle modalità di gestione e sul perimetro di una tale transizione”, evidenzia il report, “parlare di mobilità sostenibile è cosa ben diversa dalla sola incentivazione della mobilità elettrica”. La crescita di quest’ultima, conclude, “potrebbe infatti non riflettersi in una mobilità a basso impatto ambientale se non accompagnata da un adeguato sviluppo del mix di fonti energetiche in favore delle rinnovabili”.