Quotidiano Energia - Ottenere la crescita economica senza aumentare la domanda di energia è uno degli obiettivi fondamentali dello sviluppo sostenibile che, almeno per l’Europa, comincia a concretizzarsi, secondo quanto sostenuto dalla Commissione Ue nella “Valutazione 2017 dei progressi realizzati dagli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica per il 2020 e nell'attuazione della direttiva 2012/27” (Com 2017, 687 final), inviata al Parlamento italiano il 28 novembre.
Secondo il documento questo disaccoppiamento “è possibile” visto che negli anni successivi alla recessione 2009-2015 il consumo di energia primaria è calato notevolmente in quasi tutti i Paesi membri. Il miglioramento delle economie “non è stato necessariamente accompagnato” da maggiore fabbisogno energetico e diverse nazioni “hanno registrato una forte crescita del Pil tra il 2005 e il 2015 tenendo sotto controllo il loro consumo”. Stati che “hanno persino ottenuto risultati migliori in termini di efficienza energetica rispetto ai Paesi con una crescita del Pil inferiore: Slovacchia, Malta, Lussemburgo, Romania e Lituania (che hanno avuto una crescita del Pil superiore al 20% e una riduzione del consumo di energia primaria maggiore del 10%)”.
A sostegno di questa visione la Commissione Ue cita lo studio “The Macroeconomic and Other Benefits of Energy Efficiency” del 2016 per il quale “i livelli di efficienza più elevati sono associati a impatti macroeconomici positivi in termini di Pil e occupazione. L'obiettivo vincolante di efficienza energetica del 30% proposto dalla Commissione migliorerà la sicurezza energetica, riducendo le importazioni di combustibili fossili del 12% nel 2030, il che corrisponde a 70 miliardi di euro risparmiati sulle importazioni”.
Guardando agli obiettivi 2020 che l’Ue si è data con la direttiva 2012/27 sull’efficienza energetica, gli Stati membri hanno comunicato risparmi per il 2015 che ammontano cumulativamente a 28,5 Mtep, un valore superiore del 15% al risparmio atteso per quell’anno. “Tuttavia i progressi variano a livello nazionale”. Inoltre, “fattori meteorologici e crescita economica potrebbero comunque aver invertito la tendenza al ribasso del consumo energetico” registrata fino al 2014. Dunque, “gli aumenti del 2015, che probabilmente si presenteranno anche nel 2016, indicano che potrebbero essere necessari sforzi ulteriori per raggiungere i target fissati al 2020” in termini di efficienza.
Per riuscirci le formule sono molte. Tra queste c’è la richiesta di intervenire maggiormente sul parco immobiliare e “accelerare la digitalizzazione nel settore energia. Si stima che il mercato della ristrutturazione di immobili varrà 80-120 mld di euro nel 2030”.
In questo scenario generale la situazione dell’Italia risulta positiva. L’obiettivo 2015 previsto dalla direttiva Ue sull’efficienza è stato raggiunto al 99%. Tutti gli Stati membri, infine (eccetto Italia, Germania, Lussemburgo e Slovenia), hanno comunicato un aumento del consumo di energia finale nei trasporti.